«Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto», è il tema scelto per la settimana ecumenica che si è conclusa il 25 gennaio. Le normative di contrasto all’emergenza sanitaria hanno impedito i momenti liturgici nelle comunità della diocesi dove sono presenti le altre confessioni cristiane. Ma, l’ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, con la sua responsabile suor Mariangela Congiu, in collaborazione con la cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria ha tenuto a organizzare la preghiera ecumenica, che si è tenuta sabato scorso dopo la Messa vespertina nella “chiesa madre” alla Storta. Presenti anche alcune delle comunità di cattolici migranti, tra cui nigeriani, romeni e latino-americani, accompagnati dai sacerdoti responsabili, don Matthew Eze, don Isidor Mirt, padre José Manuel Torres Origel e padre Valentin Marcu, della comunità greca-cattolica romena.
La candela accesa davanti all’altare ha trovato nei brani della Bibbia il commento più semplice e completo dei suoi antichi significati, tra cui quello dell’unità indivisibile del corpo di Cristo. È Gesù stesso a indicare la via dell’unità, oltre al suo valore esclusivamente ecumenico. È la strada indicata dal comandamento più grande pronunciato dal figlio di Dio nel Vangelo di Giovanni: amatevi gli uni gli altri.
Con la sua parola e la sua vita il Signore ci insegna a vivere assieme agli altri in ogni momento della vita, ha spiegato don Giuseppe Colaci, parroco della cattedrale, che ha presieduto la liturgia: «Ognuno deve prendere coscienza della sua missione per partecipare del volto di Cristo sulla terra». L’ecumenismo non va pensato solo come fusione, commenta il sacerdote, «ma come unione che valorizza le differenze. Quando ci si incontra con le proprie differenze bisogna essere capaci della comunione». D’altronde è «superbia» pensare che il volto di Cristo assomigli unicamente al singolo: «Esso è invece esplosione di sensibilità, di colori, di culture. Domandiamo allora al Signore di non disperderci nelle piccolezze nella vanità», dobbiamo invece «avere a cuore che gli altri ci riconoscano come suoi discepoli».
Gli fa ecco padre José, parroco di Cesano: «Gesù non vuole divisioni, dobbiamo avere fiducia nello spirito Santo, e continuare a camminare uniti nell’amore del Signore per produrre tanti frutti».