«L’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia». All’inizio di “Amoris laetitia” papa Francesco pone a principio della sua seconda esortazione apostolica un’affermazione del sinodo dei vescovi sulla famiglia. Con questa frase il pontefice ha lanciato lo scorso autunno l’iniziativa di un anno dedicato alla cellula vitale della comunità cristiana e (si deve dire) in generale di tutte le società. Dal prossimo 19 marzo, quinto anniversario della pubblicazione del documento, fino al 26 giugno 2022 parrocchie, diocesi, università, movimenti ecclesiali associazioni familiari animeranno proposte di tipo spirituale, pastorale e culturale per ragionare assieme su risorse e difficoltà della chiesa domestica, messa a dura prova durante l’anno della Pandemia, ma anche emersa come salvagente nei momenti più complessi dell’emergenza sanitaria.
Lo slogan individuato sintetizza in tutta la sua chiarezza la connessione tra vita familiare e vita buona del Vangelo. Famiglia e Vangelo si richiamano a vicenda in un binomio i cui due membri sono dipendenti l’uno dall’altro. Come ogni altra Chiesa, Porto-Santa Rufina, riconosce nella sua nascita e sviluppo la presenza insostituibile di sposi, genitori, figli attratti dal messaggio di Gesù. All’ascolto dell’annuncio di un Dio che parla di fraternità, di vita eterna, di giustizia e misericordia, di nuove forme di beatitudine, famiglie coraggiose hanno accolto quella Parola, sicure che parlasse al proprio cuore e aprisse alla speranza che non delude. La diocesi suburbicaria ha ricevuto in dono lungo la sua storia la testimonianza di una famiglia intera di santi: Mario, Marta, Audìface e Àbaco.
La loro memoria liturgica cade il 19 gennaio. La celebrazione diocesana sarà poi presieduta dal vescovo Gino Reali sabato prossimo, 23 febbraio. Una “passio” del VI secolo racconta della loro provenienza dalla Persia, il vasto territorio corrispondente oggi al Medio Oriente. Nei primi secoli del cristianesimo arrivarono a Roma per venerare le tombe degli apostoli, un pratica diffusa nell’antichità e compiuta ancora oggi in forme differenti dai pellegrini. Entrati nella vita della comunità cristiana della capitale dell’Impero aiutarono il prete Giovanni nel dare degna sepoltura a dei martiri sulla via Salaria che giacevano decapitati in aperta campagna. La famiglia fu arrestata e condotta in tribunale. Intimati a sacrificare agli dèi, rimasero fedeli al cristianesimo. Il potere li condannò a morte. Portati sull’antica via Cornelia, nell’odierna periferia romana di Boccea, furono giustiziati: il padre e i figli per il taglio della testa, la donna affogata in uno stagno. I secoli successivi hanno visto crescere la devozione di altri pellegrini come loro diretti alla sede di Pietro: prima di arrivarvi sostavano nel luogo del loro martirio. Qui, nel 1789 papa Pio VI affidò all’architetto Virginio Bracci la costruzione di una chiesa dedicata a San Mario. Dal 1873 la custodisce la famiglia Carabba la quale accoglie i fedeli della diocesi per onorare i santi nella celebrazione diocesana.
Ogni anno una piccola processione parte dalla chiesa e raggiunge le catacombe poco distanti conservate dalla famiglia Vismara dove viene letta la Passio. In rispetto delle normative anti-covid 19 non ci sarà il corteo e la storia dei martiri sarà letta nella chiesa di San Mario alle 15.30, potrà essere presente solo un ristretto numero di persone. Un tempo di restrizioni vissuto con speranza dai fedeli della parrocchia di Santa Maria di Loreto, nel cui territorio è presente la chiesa. È la speranza di una comunità che attraversa la prova e intanto vede crescere giorno dopo giorno il suo nuovo complesso parrocchiale che sarà dedicato alla famiglia dei quattro santi. La costruzione della chiesa procede con determinazione sostenuta dalla consapevolezza che la comunità cristiana ha posto le fondamenta del suo edificio spirituale su un padre, una madre e due figli vissuti per altro e per altri, per la fede in Gesù e per i poveri.
Come insegna papa Francesco nell’esortazione: «Sotto l’impulso dello Spirito, il nucleo familiare non solo accoglie la vita generandola nel proprio seno, ma si apre, esce da sé per riversare il proprio bene sugli altri, per prendersene cura e cercare la loro felicità». È bello pensare alla sua inaugurazione durante l’anno dell’Amoris laetitia, probabile infatti che entro la metà del prossimo anno la nuova chiesa e i nuovi spazi saranno a disposizione della comunità del quartiere Boccea-Valle Santa. Fu proprio il vescovo Reali, nella festa di San Mario del 2017, quando comunicò l’edificazione della nuova chiesa a leggere la vita dei martiri nella prospettiva dell’esortazione apostolica, citando peraltro la frase slogan dell’anno a lei dedicato. «Papa Francesco – diceva allora il presule – ha voluto porre all’attenzione di tutti la gioia dell’amore che si vive nelle famiglie e ci dice che anche oggi il desiderio di famiglia resta vivo fra i giovani e che l’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia, con l’invito rivolto a tutti ad approfondire il tema del matrimonio e della famiglia con una riflessione onesta, realistica e creativa».
Simone Ciampanella
(20/01/2021)