«Ero forestiero e mi avete accolto», dice Gesù nel vangelo di Matteo. L’immigrazione è stato da sempre un tema molto delicato e discusso. Sono molte le voci contrarie all’esodo che porta uomini, donne, e bambini ad entrare in paesi visti come il leggendario “el dorado”. In televisione, per strada, a lavoro e persino tra i banchi di scuola più volte gli immigrati sentono frasi che li trafiggono come frecce: «vengono qui e rubano i lavori agli italiani », «la maggior parte sono criminali», «tornate da dove siete venuti». Quest’ultima frase è come un coltello al cuore per i migranti che da anni vivono in Italia o ci sono nati o cresciuti, e che la considerano da anni come un luogo di rifugio, come una seconda casa. Nonostante il clima di paura che ogni giorno pende sulla nostra realtà, ci sono momenti di serenità, di condivisione e di amore.
Tale è stata la Messa presieduta domenica scorsa dal vescovo Gino Reali nella cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria per la Giornata mondiale dei migranti e rifugiati: qui gli stranieri di Porto– Santa Rufina si sono sentiti a casa, anche se solo per un’ora e mezza. I colori e le differenze dei preti che concelebravano rispecchiavano quelle del popolo che riempiva la Chiesa. Eppure i sacerdoti indossavano quelle casule verdi che li rendeva tutti uguali. Assistere a riti che possono sembrare tanto piccoli può in realtà rincuorare molte persone, e vedere volti così diversi condividere un momento così bello può dare speranza. La condivisione delle letture in varie lingue ha evidenziato la bellezza della varietà presente in diocesi. Anche se non tutti capivano le parole pronunciate, il messaggio era lì presente. Così come nei canti coinvolgenti della comunità nigeriana per l’offertorio e la comunione. I ritmi e i suoni dei tamburi che risuonavano nella chiesa hanno incuriosito molte persone, mentre altre seguivano il ritmo con piccoli movimenti del corpo. Un particolare toccante per molti migranti è stata la presenza di molti membri della comunità italiana tra le varie comunità straniere. Questa presenza che può risultare banale in realtà aiuta lo straniero a sentirsi veramente accolto.
«Siete coraggiosi! Noi vi ammiriamo! », queste parole del vescovo durante l’omelia hanno raccolto l’affetto e l’attenzione del pastore e della diocesi per migranti che li segue attraverso l’ufficio Migrantes, diretto dal diacono Enzo Crialesi. Il pensiero del presule è andato subito alle difficoltà della famiglie migranti. «Penso soprattutto ai bambini che sono i più fragili. Quanti di loro vivono la solitudine, magari devono andare a scuola da soli perché i loro genitori devono lavorare e non hanno a chi affidarli. In ognuno di loro è presente Gesù costretto a fuggire da piccolo, anche lui profugo in cerca di salvezza. Preghiamo il Signore perché ci dia la forza e ci faccia crescere tutti nella comunione».
Purtroppo, a causa delle restrizioni dovute al Covid–19 non ci sono state le esibizioni dei gruppi con i canti e i balli, così come avviene ogni anno. L’esperienza di questa Giornata sarà un’altra tessera da aggiungere nel cassetto delle memorie di questi stupendi momenti di condivisioni tra queste realtà e tradizioni più o meno diverse ma che hanno in comune l’amore per Dio e per l’Italia.
Fathima Shanaz Imtiaz, membro della comunità srilankese