La parrocchia di Santa Rita aveva preparato da tempo la festa della sua patrona, che ricorre il 22 maggio, il comitato organizzatore aveva messo a punto ogni particolare. Purtroppo l’emergenza sanitaria ha bloccato quanto previsto. Dal 18 maggio, appena avuta la possibilità di riprendere le Messe con il popolo, il parroco don Lulash Brrakaj e i volontari si sono messi subito in moto per garantire la celebrazione liturgica nel rispetto delle nuove disposizioni.
Tra l’altro grazie ai canali digitali la comunità aveva già iniziato la novena. Musica, fuochi, cene assieme non ci sono state. Ma, «la festa siamo noi», ha detto il sacerdote: «credo che Santa Rita desiderava farci riscoprire che la vera festa e la vera gioia sta nel trovare Gesù, nell’eucaristia, nella carità e nella preghiera in comunione fraterna. D’altronde, il periodo di quarantena ci ha offerto una bella esperienza di fede: la possibilità di stare più con i nostri cari, il tempo per noi stessi, la disponibilità ad aiutare chi è in difficoltà».
I quattro giorni dei festeggiamenti hanno avuto inizio con il 21 maggio con la Messa presieduta da Lino Fumagalli, vescovo della diocesi di Viterbo ma anche figlio della diocesi di Porto–Santa Rufina. Da giovane seminarista, il presule aveva partecipato alla dedicazione della chiesa di Santa Rita da parte del cardinale Eugène Tisserant. Il giorno della memoria liturgica la comunità di Casalotti ha accolto il vescovo Gino Reali, molto legato alla patrona umbra. La sua presenza ha incoraggiato i fedeli: «un segno di vicinanza e di incoraggiamento in questa fase di ripartenza», ha commentato don Lulash. Il giorno seguente ha celebrato la Messa padre Aurelio D’Intino, parroco di Santa Rufina e Seconda.
Molti dei fedeli chiedevano al parroco: «La processione con la statua non si fa quest’anno?», la risposta: «Se la santa lo vuole, lei provvederà». Don Lulash l’ha ascoltata. Domenica scorsa con l’immagine di Rita su un piccolo camioncino il sacerdote ha attraversato le vie del quartiere portando la benedizione della protettrice tra le famiglie della parrocchia. Ognuno dalla propria casa ha salutato la santa con gli addobbi sui balconi e i segni di croce al suo passaggio, gesti di affetto che rivelano la fede della gente di questa periferia romana. «E lei che – ha spiegato il parroco – ad avere mantenuto viva la speranza durante il tempo della pandemia, che passa a visitarci e protegge i nostri figli, i nostri genitori, i nostri anziani malati».
Al rientro in chiesa della statua, in molti si sono commossi: nella domenica dell’ascensione del Signore in cielo Rita ha visitato il suo popolo. La festa si è conclusa con la celebrazione presieduta dal sacerdote: «Sono tanto onorato di essere parroco in questa comunità e di questo ringrazio il Signore. Evviva Santa Rita: chiediamo la sua benedizione per tutti noi e che ci protegga non solo dalla pandemia ma anche dalle vicissitudini della vita e ci porti alla vita eterna in paradiso»
(foto Barba)