Dio ci chiama a passare questa Pasqua in famiglia

Intervista del cardinale Stella alla Radio Vaticana: lo Spirito Santo non mancherà, per farci vivere comunque una bella Settimana Santa
Le celebrazioni liturgiche del Triduo Pasquale si svolgeranno senza la presenza dei fedeli "a causa dell'attuale emergenza sanitaria internazionale". La Prefettura della Casa Pontificia, che distribuisce ai fedeli i biglietti per le celebrazioni vaticane e le udienze generali, ne ha dato l'annuncio domenica 15 marzo. La Sala Stampa della Santa Sede ha riferito che sono allo studio modalità di svolgimento che rispettino le misure di sicurezza, ma è ancora difficile immaginarsi la benedizione Urbi et orbi senza la tradizionale folla in Piazza San Pietro.
 
Per il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero, questa è, malgrado la tristezza, "un’opportunità per la fede".
R. - Ricordavo proprio questo fine settimana una bella espressione che troviamo nei “Promessi Sposi” di Manzoni, che ha parlato nel suo tempo della peste. Alla fine del romanzo scrive che “Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per inviarne una maggiore”. Io ho trovato questa espressione veramente consolante, per la nostra vita. Credo che nell’assenza dei riti, della partecipazione fisica, dobbiamo trovare in queste circostanze un modo profondo, di grande intimità con il Signore per comunicare con la Chiesa, con i sacramenti. Credo che lo Spirito Santo non ci mancherà per vivere una Settimana Santa bella, profonda pur nella tristezza dei lutti, delle malattie e di un dramma di cui non sappiamo le dimensioni e soprattutto la durata.

Il Santo Padre ha parlato di un tempo propizio all’approfondimento del valore della comunione. Come camminare fino a Pasqua, insieme?
R. – Credo che c’è la possibilità, tutti i giorni, di comunicarsi con la Messa del Papa, con la preghiera mariana del Rosario … E poi, soprattutto nelle famiglie. Credo che i tempi che si vivono insieme sono molto importanti per sentire che anche la famiglia è una piccola chiesa domestica, per scoprire il senso della preghiera in famiglia. Ci sono oggi delle possibilità di trasformare questo dramma in un’opportunità per la fede. Le prove di Dio sono sempre un contesto in cui Dio ci invita alla conversione del cuore e a un ritorno a casa, nel senso della bella parabola del Padre misericordioso.

Che dire oggi a tutti i fedeli che si preparavano a venire a Roma per le celebrazioni della Pasqua?
R. – Bisogna dire loro che restino nelle loro famiglie, che possano comunicare in qualche modo con i loro sacerdoti, con le loro chiese locali … Credo che oggi la tecnologia permetta veramente di vivere una comunione che si direbbe virtuale, ma di fatto non è solamente virtuale, perché lo Spirito Santo credo che passi anche attraverso queste novità del mondo di oggi e parla ai cuori, parla alle coscienze, parla ai piccoli e parla ai grandi. Io credo che tutti questi pellegrini che erano diretti a Roma o ai Santuari devono pensare che la loro Pasqua e il loro richiamo alla conversione devono avvenire nella famiglia, nel loro piccolo ambiente, là dove il Signore li chiama a vivere in questo momento il mistero della Pasqua.

Oggi ci è chiesto uno sforzo collettivo davanti a un male che è invisibile e che suscita tante paure. Lei come vive questa Quaresima particolare, nel suo cuore?
R.- Eh sì, anch’io ho dovuto inventarmi dei tempi di silenzio, dei tempi di preghiera, dei tempi di adorazione, dei tempi di raccoglimento … Bisogna però anche essere attivi, inventare … per esempio, usare il telefonino con le persone, chiamarle, comunicare con loro, dire una parola … Io lo faccio per me e l’ho anche raccomandato: familiari, persone amiche, per creare una bella rete che ci unisce in questo momento. L’ho detto anche ai sacerdoti, ai parroci. Ho detto: “Inventati qualche cosa per comunicare con i tuoi fedeli. Trasforma – ho detto – in un’opportunità, un momento di prova e di grande preoccupazione e crisi”.

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