Il silenzio e le campane

Un suono che consola

In questo tempo arduo che stiamo vivendo ogni giorno con varie complessità, quello che permea e si propaga per Santa Severa è il silenzio irreale che ci ricorda continuamente il momento difficoltoso attraversato da tutto il nostro Popolo, come pure da moltissime altre Nazioni. Le lunghe strade e le stradine sono deserte, i vialetti - solitamente frequentati in ogni momento del giorno - anch’essi deserti, fatte salve quelle poche ore della mattinata in cui le persone si recano nei tre/quattro negozi aperti e la risultanza è che nessuno passeggia o transita e neppure quei veicoli che abitualmente circolavano, percorrono le strade. Fermi, anche loro, ovviamente come gli uomini.

È così che va da quei fatidici primi giorni di Marzo in cui iniziò la quarantena e, tuttavia,  questo silenzio così pervasivo, anche contemplativo e riflessivo, è interrotto da un suono amico, atteso e conosciuto: quello delle campane della chiesa di Sant’Angela Merici che don Stefano si premura non si interrompano. Come il suono si propaga nell’aria, così altrettanto raggiunge le varie zone della località, nitido e ben udibile nel silenzio surreale che viviamo. Nelle ore previste le campane risuonano come a richiamarci all’attenzione e guidarci da una realtà forzatamente mutata ad una realtà effettiva, per dirci: noi, le campane, ci siamo quindi la chiesa c’è, e non esiste nulla che possa fermarci dal nostro suonare, come nessuno può fermare la Chiesa di Dio, che vi accompagna nel vostro giorno da vivere. 

E questo suonare, vuoi che sia quello mattutino oppure del mezzodì o dell’ora vespertina modula e ritma - come hanno sempre fatto - questi momenti non facili per nessuno, dove la separazione forzata eppure indispensabile tra le persone per la nostra stessa salvaguardia e tutela della vita, ha reso cambiandola la relazione. Le note si diffondono ovunque, entrano lievi nelle case e trovano dolore per la perdita dei cari, la sofferenza di tanti ricoverati nella struttura d’accoglienza per disabili e la fatica di chi li assiste, trovano e si fanno ascoltare dalle educatrici che accompagnano il giocare e le attività didattiche in quella per minori: loro anche per pochi minuti sono con noi. E dopo, al termine del richiamo sonoro, scende di nuovo il silenzio. Ecco, le campane aiutano e “legano” le nostre vite ad abitudini ritrovate e momenti ben definiti come la preghiera dove noi, che imploriamo la fine di ciò che stiamo vivendo al Signore Gesù, e lo supplichiamo di strapparci dal pericolo che circola nell’aria e tra le persone, siamo consolati dal loro suono diffuso che sempre a Lui ci riporta. Ma è proprio dalla nostalgia del luogo in cui, per ora, non possiamo recarci, la nostra chiesa, che siamo rassicurati dal solo sentirle poiché le possiamo ascoltare, e loro come a ribadire: vi aspettiamo e quando tutto sarà terminato, potrete ritornare nella vostra casa, che è la casa di Dio. 

Alessandro Pielich
 
[02/04/2020]
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