«C’è qualcuno che ascolta il mio grido?», è la domanda che dà il titolo alla mostra “Giobbe e l’enigma della sofferenza”, presentata per la prima volta durante il Meeting per l’amicizia dei popoli nel 2018. La mostra sarà allestita per due settimane in diocesi con la collaborazione dell’ufficio di Pastorale sanitaria e dell’Unitalsi. Dal 23 al 30 novembre rimarrà nella parrocchia di Selva Candida. L’apertura al pubblico sarà dalle 9.30 alle 12 e dalle 15.30 alle 19.30. Per prenotare le visite guidate si può contattare il 339.37.72.522. Dal 1° all’8 dicembre sarà esposta nella parrocchia di Santa Maria Maggiore, con apertura dalle 9 alle 18.30, per le visite guidate c’è il numero 06.56.56.73.21. A Selva Candida l’inaugurazione si terrà alle 17 del 24 novembre nel teatro della parrocchia, interverranno Michele Sardella, direttore diocesano dell’ufficio di Pastorale della salute, lo psichiatra e psicoanalista Carmelo Licitra e il parroco don Federico Tartaglia. I contributi dei relatori offriranno il contenuto della mostra da diverse prospettive: il problema del male e della sofferenza innocente. L’uomo in tutta la sua storia ha tentato di rispondervi, cercando di comprendere il senso di un’esperienza che mette tutta l’esistenza in discussione. Però, è nell’età moderna a porsi la questione nei termini sentiti dall’uomo contemporaneo. Se c’è il male che ne è della bontà di Dio? Una domanda che radicalizzata diventa dubbio sulla sua esistenza, perché come può Dio permettere il male?
Le catastrofi e le vicende drammatiche vissute da tutti gli innocenti sono sotto gli occhi di tutti. Sono inspiegabili, incomprensibili, fanno rabbia al fedele rivolto al Dio creatore, al bene che porta all’essere ogni cosa. Giobbe, è il primo fedele ad avere vissuto sulla propria pelle cosa significhi soffrire senza un perché. E a lui l’uomo moderno può guardare per capire. Nei suoi pannelli la mostra mette in dialogo il libro biblico con le riflessioni dei nostri contemporanei e con delle immagini. Accompagna a scoprire la risposta trovata da Giobbe, quando Dio presenta la sua opera buona, tutta la creazione: «Comprendo che tu puoi tutto e che nessun progetto per te è impossibile» e poco dopo «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto». Riconosce una presenza buona, che poi diventa corpo umano con Gesù Cristo. La Parola di Dio fatta carne, suo figlio, Dio non spiega la sofferenza, l’abbraccia. La comprensione cristiana del dolore è nell’accoglienza di questo gesto come “spiegazione”.