I dati rilasciati dall’Istat sono la foto perfetta di una trappola demografica
di Candida Morvillo
Il numero medio di figli per donna è rimasto invariato a 1,32, come nel 2017, eppure, nell’ultimo anno, di bambini ne sono nati novemila in meno. L’antinomia dei due dati appena rilasciati dall’Istat è la foto perfetta di una nuova «trappola demografica». La definisce così Letizia Mencarini, demografa alla Bocconi di Milano, facendo notare che sì il nostro tasso di fecondità è basso (1,32 appunto, contro l’1,9 della Francia o l’1,8 della Gran Bretagna), ma drammatico è anche «il rimpicciolimento della platea dei genitori». Spiega: «I figli del boom economico erano tanti, un milione l’anno, una folla di potenziali mamme e papà. Nel 2018, invece, sono nati 449 mila bambini e saranno loro i genitori di domani. Dieci anni fa, erano 128 mila in più. Si parla tanto del calo della natalità, ma è forte anche l’allarme “genitori cercasi”. Fra 20 anni, avremo 2 milioni 215 mila potenziali mamme in meno di oggi».
Trappola demografica
«Genitori cercasi», è il titolo del libro appena pubblicato da Mencarini e dal collega Daniele Vignoli per Università Bocconi Editore, e lo scenario è quello di una popolazione che invecchia e si riduce. Per l’Istat, anche il saldo migratorio positivo del 2018 è stato quasi integralmente assorbito dal saldo naturale di nascite e morti. «Né i 67 mila neonati da madre straniera sono sufficienti a mutare le cose», aggiunge Mencarini, che avvisa: «Dalla trappola demografica si esce avendo più genitori con le migrazioni e più figli per donna: con 1,6, avremmo mezzo milione di bimbi l’anno». Alle mamme che mancano all’appello, si sono aggiunte anche le figlie del ‘68, il che ha un suo fascino simbolico.
Ultimo anno fertile
L’Istat fa notare, infatti, che il 2018 va considerato, per convenzione, il loro ultimo anno fertile: le nate del ‘68 hanno oggi 50 anni e 1,53 figli ciascuna, avuti in media a 30,1 anni. Ora, invece, si partorisce in media a 32, l’età più alta di sempre. E avere i figli più tardi significa probabilmente averne meno, anche se le italiane tentano il recupero e l’Istat segnala fra le over 40 il massimo della fecondità mai registrato dal ‘70. I calcoli di Mencarini, tuttavia, dicono che fra vent’anni nasceranno solo 406 mila bimbi, sempre che le donne continuino ad averne così pochi e se non cambiano le politiche socio-economiche: «Noi scontiamo l’inattivismo politico degli anni ‘90 e lo dimostrano i dati in controtendenza di zone dove invece la natalità è fortemente supportata, come Bolzano: 1,76 figli a donna».
Scarsa occupazione e culle vuote
Fra le righe di questo rapporto Istat, aggiunge, «si legge anche la smentita del pregiudizio che le italiane fanno pochi figli perché lavorano, come ha registrato un’indagine sconfortante dell’Eurobarometro sulla mentalità di genere. Dai dati, infatti, si vede che si fanno più figli dove le donne lavorano di più, come nel Nord. All’opposto, la fecondità è minore nelle Regioni a scarsa occupazione femminile: 1,16 in Basilicata, 1,13 in Molise… Zone che per l’Istat vanno verso lo spopolamento». Di questo passo, insomma, parleremo ancora di «culle vuote», ma a chi?
(FONTE: Corriere.it, 7 febbraio 2019 (modifica il 8 febbraio 2019)