Al «Cara» una cultura di solidarietà

Mese missionario 1

Durante questo mese di ottobre dedicato alla missione si raccontano (come ogni anno) a cominciare da oggi, le storie delle esperienze estive di volontariato.

Il punto di partenza è dal Cara di Castelnuovo di Porto. Questo centro di accoglienza per richiedenti asilo è uno dei più grandi d’Italia, ospita circa 800 persone che sono in attesa dell’esame della loro richiesta di protezione internazionale.

Qui i ragazzi del Centro missionario hanno organizzato delle attività per i bambini, improntate alla collaborazione e al rispetto del diverso. La sfida di questa missione consiste, infatti, nella coesistenza pacifica e soprattutto serena di culture eterogenee. Rispetto alle precedenti edizioni, in questa i volontari hanno avuto maggiore consapevolezza dell’ambiente del Cara. Oltre alla frequentazione del VolEst, il corso di formazione per volontari, nei mesi precedenti al servizio, i missionari hanno avuto la possibilità di visitare il centro con regolarità. Hanno anche animato momenti di convivialità per adulti e bambini, come lo scambio dei doni di Natale o la festa in maschera organizzata per il Carnevale. Di fatto, la missione di luglio non è stata una presenza episodica nella vita degli ospiti, quanto piuttosto la naturale continuazione di un percorso. E pur se la permanenza dei richiedenti nella struttura è temporanea, tra loro e il gruppo dei volontari sono nati e cresciuti rapporti di amicizia e fraternità.

Non sono mancate, ovviamente, le nuove conoscenze e la volontà di aggregare con semplicità attraverso il gioco ed i laboratori di attività manuali; gli ospiti del centro hanno creato splendidi recipienti di sale colorato e variopinti frisbee con cui divertirsi all’aperto. Sono proprio i colori ad aver caratterizzato i giorni trascorsi nel servizio. Il rosso della tempera, che ha colorato, più che la carta, i visi, le mani ed i vestiti. Il tricolore italiano ed il blu a dodici stelle della bandiera europea che, facendo da cornici alle foto del presidente Mattarella e di papa Francesco, hanno accompagnato le attività dei volontari ricordando loro la carità e il senso civico. Poi il nero ebano degli sguardi genuini, speranzosi, a volte riservati, ma sempre bramosi d’affetto, dei ragazzi e dei bambini accolti nel centro.

La missione dei volontari si è inserita quest’anno in un contesto socio–politico complesso e apparentemente improntato più alla diffidenza e all’odio per il diverso che all’accoglienza. Eppure questo sentire sempre più diffuso nella società non ha intaccato l’operato dei ragazzi del Centro missionario, ma ha rappresentato anzi uno stimolo a crescere nell’incontro con il prossimo e nella scoperta della profonda bellezza profusa da Dio in ciascuno dei suoi figli, al di là delle barriere, delle barricate e dei confini che troppo spesso separano l’umanità.


Alessia Matonti

(08/10/2018)

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