La storia si ripete. Un’asinella, un carretto, la devozione della gente e lei. La vergine che allatta, la Madre della consolazione, la signora di Santa Maria in Celsano, l’antica icona proveniente dall’oriente torna nel santuario restaurato. Nella calda serata dello scorso 17 giugno pieno di sole un corteo in preghiera accoglie a Osteria Nuova la Madonna partita dalla chiesa cattedrale della diocesi.
Lasciando la via Braccianese la processione che si forma attraversa i campi di grano ed arriva al borgo di Santa Maria di Galeria. Qui da una collina poco distante arrivarono gli abitanti di Galeria. Dovettero abbandonare l’antica città e portarono con loro quell’immagine sacra a dorso di un asino. Vollero costruire le loro case attorno alla nuova chiesa e alla sua icona perché in esse riconoscevano la memoria della loro origine.
Un’eredità arrivata alla comunità custode di questa tradizione, la parrocchia di Sant’Andrea Apostolo che assieme a tanti altri fedeli continua a dimostrare l’affetto verso questo importante luogo di culto, istituito come Santuario della Madre della Consolazione dal vescovo Gino Reali all’inizio dell’anno della Misericordia.
La Messa si celebra nel piazzale antistante il sagrato, pieno e addobbato per la padrona di casa. Le parole sono molte ma su alcune scroscia l’applauso di affetto e commozione: «bentornata a casa». Le pronuncia don Roberto Leoni, rettore del santuario e parroco. Con lui celebrano alcuni sacerdoti tra cui don Giuseppe Colaci, parroco della Cattedrale e don Riccardo Russo, parroco del Santuario di Ceri, dedicato alla Madre della Misericordia. La festa continua poi fino a tarda notte.
E la gioia della gente è grande: essere entrati nella tradizione di Santa Maria in Celsano per averne raccolto la storia e per continuare a raccontarla. Perché l’intervento di restauro del santuario è guidato dalla stessa premura dei fedeli che la costruirono per vivere in comunione la fede, la speranza e la carità. Un impegno di cui ogni Chiesa con il suo popolo sente la responsabilità. Attraverso l’8xmille destinato da tanti fedeli e non, le diocesi conservano queste eredità e le valorizzano perché i segni del Vangelo in esse raccontate continuino ad essere sparsi ovunque. E la bellezza formi l’anima delle persone.
Simone Ciampanella
foto: Filippo Lentini
(25/06/2018)