Il mese di maggio è il periodo dell’anno che più di ogni altro accostiamo alla Madonna. Il periodo nel quale si moltiplicano i rosari in casa, Nei cortili, nelle chiese e sono frequenti i pellegrinaggi nei santuari, si sente più forte il bisogno di preghiere speciali a Maria. Le prime pratiche devozionali, legati a questo mese risalgono al XVI secolo. In particolare a Roma San Filippo neri, insegnava ai suoi giovani a circondare di fiori l’immagine di Maria, a contare le sue lodi, offrire atti di carità in suo amore. Alla natura, regina pagana della primavera, iniziava a contrapporsi, per Così dire, la regina del cielo. L’indicazione di maggio come mese di Maria lo dobbiamo però ha un padre gesuita; Annibale Dionisi nato a Verona (1679), pseudomino di Mariano Partenio. Egli invitava a vivere, a praticare la devozione Mariana nella quotidianità e non necessariamente in chiesa. Consigliava la preghiera (preferibilmente il rosario) davanti all’immagine di Maria, la meditazione dei misteri, i fioretti e la giaculatorie. La devozione Mariana passa per la programmazione del dogma dell’Immacolata concezione (1854), cresce grazie all’amore smisurato per Maria di Santi come Don Bosco e si alimenta del sapiente magistero dei Papi. Nell’enciclica “Mense Maio (29 Apr.1965), Paolo VI indica Maggio come “il mese in cui, nei templi e tre le pareti domestiche, più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione “(n.1). Paolo VI aggiunge che la Vergine nell’economia della salvezza, e pur sempre la strada la conduce a Cristo. Ogni incontro con lei non può non risolversi in un incontro con Cristo stesso.
Silvana Federico