Il 4 marzo la terza tappa del VolEst ha avuto a tema “La libertà è un sogno”. Nella prima parte padre Giulio Albanese ha guidato i partecipanti a scoprire la povertà come chiave per capire il mondo: il contributo del missionario comboniamo uscirà domenica 11 marzo su Lazio Sette. Nella seconda parte il Centro missionario ha offerto una prospettiva sull’esperienza della libertà dei giovani.
Oggi non solo si è persa la voglia di sognare, di lottare per un sogno. La società racchiude i giovani in schemi prestabiliti, mostrandoli come sognatori senza creatività, senza identità. Le nuove generazioni hanno dovuto sostituire la parola “sogno” con quella di “bi-sogno”. Questo accade perché incontrano modelli di riferimento sbagliati, idealizzati, che si presentano come “perfetti”, ma che allo stesso tempo nascondo superficialità e povertà di valori.
Una volta lo scopo era realizzare qualcosa di importante, oggi ciò che conta è essere importanti. Così, guidati dalla sola voglia di apparire, perseguono la strada più facile, meno dispendiosa e più soddisfacente. Si naviga su Instagram, Youtube, Facebook alla ricerca di un personaggio a cui rifarsi. Qualcuno da imitare, che sia famoso, con tanti like e seguaci.
Ma la cosa ancora più sconcertante è che la maggior parte di loro fa tutto questo da dietro uno schermo, ciò dovrebbe farci notare ancora di più come passiamo tutta la nostra vita a inseguire ed imitare individui non reali, che usano le parole e il corpo per manovrare e attirare l’attenzione delle persone. Tutto ciò che dicono è frutto di un copione, è tutta finzione. Non vi è attenzione alla realtà, alla semplicità, all’umanità. Manca cioè la voglia di donarsi e dedicarsi agli altri.
L’esperienza missionaria offre la possibilità di affidarsi a qualcosa di grande: invita e aiuta i giovani a incontrare gli altri attraverso la riscoperta di sé stessi.
Per tornare a vivere per noi e per gli altri: come dice san Giovanni Paolo II: «prendi in mano la tua vita e fanne un capolavoro».
Caterina Lo Bianco
(08/03/2018)