Un fatto gravissimo

Pantan Monastero, profanata la Santissima Eucaristia
Nella notte del 22 maggio, ignoti si sono introdotti nella Casa delle Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso, in Via di Casal Selce 389; dopo aver forzato la porticina del tabernacolo, hanno portato via le specie eucaristiche. L’indomani mattina presto le Religiose, accortesi dell’accaduto, hanno informato il Vescovo e le Forze dell’Ordine.
 
La disciplina della Chiesa prevede la scomunica per gli autori e i mandanti del furto e della profanazione. Il Vescovo chiede alla Diocesi di pregare in riparazione del gravissimo gesto, per la conversione degli autori e per un rinnovato amore a Gesù Eucaristia. Nella Parrocchia di Pantan Monastero verrà celebrata una Messa di riparazione lunedì 29, alle ore 17.00, alla quale seguirà una prolungata adorazione eucaristica.   (Red. – r.l.)
 
 
Derubati di ciò che abbiamo di più caro

Ogni furto sacrilego ci forza ad una riflessione. La più importante, quando si parla dell’orrenda realtà del male puro che si scaglia contro il bene. 
L’Eucaristia non è una cosa. Non è un simbolo religioso. È una presenza viva. Oggetto non solo della nostra fede ma anche della nostra adorazione. È il Corpo e il Sangue di Cristo. 
 
Eppure, la presenza del Figlio di Dio è una presenza inerme. È arrivato a trasformare la sostanza del pane in quella del suo corpo ma, proprio in quel pane, Cristo rimane in una paradossale condizione di assoluta fragilità. 
 
Così, nell’avvilente panorama delle cattive azioni degli uomini, vediamo che si può arrivare a far male oltre gli uomini, stendendo la mano direttamente per voler colpire Dio. Come il Venerdì Santo, Cristo si consegna nelle mani dei peccatori. Rimane in silenzio. Insultato e percosso, si lascia umiliare e non apre la bocca. 
Ancora una volta, mani empie hanno portato via il Pane consacrato per un fine indegno e sacrilego. 
 
Sembra di sentire l’eco delle parole della Maddalena: Hanno portato via il mio Signore e non sappiamo dove l’hanno deposto!
 
Come allora, solo la fede nella potenza della risurrezione, della verità e dell’amore, più forti di ogni male, può dare una risposta al buio della nostra impotente costernazione. Ma per ora resta sospesa l’angosciata domanda: chi, e perché?
 
Chissà, forse il Signore arriva a permettere tanto male contro di sé perché ne possa venire un bene a noi. Magari cercheremo di essere più attenti alla sua misteriosa presenza. Forse potremmo ridargli il posto che gli spetta, durante le celebrazioni. Cercheremo di trascorrere in sua compagnia qualche momento in più. 
 
È la “riparazione”. Un’esigenza, anzi, una vera e propria urgenza di rispondere per le colpe di altri, di colmare in qualche modo il vuoto di fede e di amore. Sull’esempio di Cristo che, senza peccato, ha voluto pagare per noi peccatori.
 
roberto leoni
 
 
Stampa news