altri articoli della sezione LITURGIA
Miti dell'architettura sacra contemporanea
Dieci luoghi comuni, smontati uno dopo l'altro
di Duncan Stroik
1. "Il Concilio Vaticano II ci chiede di rigettare l'architettura sacra tradizionale e di progettare le nuove chiese in stile modernista".
Questo mito è basato più su quanto i cattolici hanno costruito negli ultimi trent'anni che su quanto che la Chiesa insegna veramente. Anche sotto un profilo solo professionale, l'architettura sacra degli ultimi decenni è stata un disastro nel vero senso della parola. Comunque, le opere sono più eloquenti delle parole, e i fedeli sono stati condotti a credere che la Chiesa esiga che le chiese siano delle astrazioni funzionali, perché è questo che stiamo costruendo. Le intenzioni dei Padri del Concilio non potevano essere più lontane da questa deriva, essi infatti auspicavano chiaramente che proseguisse l'eccellenza storica dell'architettura cattolica. E' importante ricordare quanto insegna il Concilio: "Non si introducano innovazioni se non quando lo richieda una vera e accertata utilità della Chiesa, e con l'avvertenza che le nuove forme scaturiscano organicamente, in qualche maniera, da quelle già esistenti" (Sacrosanctum Concilium, 24).
Se fare teologia cattolica significa imparare dal passato, progettare architettura cattolica significa ispirarsi alla tradizione e alle espressioni architetturali che hanno superato la prova del tempo. Il Concilio Vaticano II lo chiarisce molto bene quando afferma che..."la Chiesa non ha mai avuto come proprio un particolare stile artistico, ma, secondo l'indole e le condizioni dei popoli e le esigenze dei vari riti, ha ammesso le forme artistiche di ogni epoca, creando così, nel corso dei secoli, un tesoro artistico da conservarsi con ogni cura. Anche l'arte del nostro tempo e di tutti i popoli e paesi abbia nella Chiesa libertà di espressione, purché serva con la dovuta riverenza e il dovuto onore alle esigenze degli edifici sacri e dei sacri riti. In tal modo essa potrà aggiungere la propria voce al mirabile concerto di gloria che uomini eccelsi innalzarono nei secoli passati alla fede cattolica" (Sacrosanctum Concilium, 123).
2. "Le nuove chiese devono essere costruite secondo le direttive del documento "Ambiente e Arte nel Culto Cattolico", pubblicato dalla Commissione Episcopale sulla Liturgia [degli U.S.A.] nel 1977".
In mancanza di alternative, questo libretto è diventato, negli Stati Uniti, una vera e propria bibbia per molte chiese nuove o rinnovate. Il documento, che non è mai stato votato dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti e non ha alcun valore canonico, è basato più sui principi dell'architettura modernista che non sulla dottrina cattolica o sul suo patrimonio di architettura sacra. Tra le sue debolezze vi è un'attenzione esagerata sull'aspetto assembleare della Chiesa, antagonismo nei confronti della storia e della tradizione, e una stridente iconoclastia. Per la natura controversa del documento, la Commissione Episcopale sulla Liturgia sta redigendo una nuova versione che si spera migliore.
3. "E' impossibile che si costruiscano oggi delle belle chiese".
Dire questo è come dire che è impossibile avere dei santi nel nostro tempo. Di certo, possiamo e dobbiamo costruire ancora belle chiese. Viviamo in un'epoca che ha mandato uomini sulla luna e si spendono ingenti somme di denaro per i musei e gli stadi sportivi. Dobbiamo essere capaci quindi di costruire edifici della stessa qualità delle prime basiliche cristiane o delle cattedrali gotiche. Recentemente, l'architettura secolare ha prodotto un grande recupero dell'architettura tradizionale, di artigianato e di costruzioni. Ci sono sempre più giovani architetti di talento che progettano edifici di tradizione classica (molti dei quali sarebbero felici di progettare edifici sacri). Studenti della Università di Notre Dame, ben formati nella tradizione classica, sono molto ricercati da compagnie di architetti e dai clienti.
Vi è in effetti un buon numero di chiese costruite neglii ultimi vent'anni che rispondono ai criteri di durata, convenienza e bellezza, come San Giovanni Capistrano in California, 1989; la cattedrale di Brentwood in Inghilterra, 1992; l'Abbazia benedettina di Sainte-Madeleine in Francia, 1989; la chiesa dell'Immacolata Concezione in New Jersey, 1996; la chiesa di Azoia in Portogallo, 1995; la chiesa di Santa Maria in Texas, 1997; la chiesa di Sant'Agnese a New York, 1997; l'Oratorio di Pittsburgh, 1996, ecc.
4. "Non possiamo permetterci oggi di costruire belle chiese. La Chiesa non ha i soldi che aveva una volta".
Infatti, i cattolici sono la denominazione più ricca oggi in America. Abbiamo più Amministratori Delegati e sindaci di quasiasi altro gruppo religioso. Non siamo mai stati così ricchi, eppure non abbiamo mai costruito chiese così scadenti come oggi. Ciò riflette le priorità di donazione degli americani; dal 1968 al 1995 la porzione di reddito personale dato alla Chiesa è calato del 21%. Il popolo di Dio deve essere incoraggiato a sostenere generosamente la costruzione di case di preghiera. Vescovi e diocesi dovrebbero promuovere la massima qualità e non porre un limite alle spese di costruzione. I fedeli dovrebbero essere disposti a spendere di più per la casa di Dio piuttosto che per la propria casa, e costruire cercando una qualità che sia superiore di quella degli edifici pubblici. Un esempio di grande filantropia riguarda la chiesa di Santo Spirito ad Atlanta, costruita con generose donazioni da parte di alcuni parrocchiani, che l'hanno voluta di elegante mattone solido romanico nei primi anni '90. Altre parrocchie, per avere una chiesa degna e splendente, hanno deciso di raccogliere fondi rilevanti o di costruire a fasi successive.
5. "Il denaro è meglio spenderlo per servire gli indigenti, per dar da mangiare agli affamati e per istruire i giovani, che per le chiese".
Se la chiesa fosse solo un luogo di riunione questa opinione sarebbe legittima, ma una bella chiesa è anche casa per i poveri, un luogo di nutrimento spirituale e un catechismo in pietra. La chiesa è un faro e una città collocata su un monte. Evangelizza attraverso la bellezza, la permanenza e la trascendenza del cristianesimo. Soprattutto, l'edificio sacro è icona del corpo di nostro Signore, e costruendo un luogo di culto noi diventiamo come la donna evangelica che unge il corpo di Cristo con olio prezioso (Mc. 14, 3-9).
6. "La forma a ventaglio, nella quale ognuno può vedere l'assemblea ed essere vicino all'altare, è la forma più appropriata per esprimere la partecipazione piena, attiva e consapevole del corpo di Cristo".
Questo mito nasce dall'opinione estremizzata che l'assemblea è il simbolo primario della chiesa. Se la forma a ventaglio va benissimo per un teatro, per conferenze o nei parlamenti, essa non è la forma adatta per la liturgia. Per ironia, la ragione spesso addotta per la forma a ventaglio sarebbe per favorire la partecipazione, ed invece la forma semicircolare deriva da un luogo di intrattenimento. La forma a ventaglio non deriva dal Concilio Vaticano II, ma dal teatro greco o romano. Fino a tempi recenti, non era mai stato usato a modello delle chiese cattoliche. Infatti, le prime chiese teatro erano auditori protestanti del 19° secolo, appositamente progettate per porre al centro il predicatore.
7. "L'edificio sacro deve essere progettato con nobile semplicità. Cappelle devozionali e immagini di santi distraggono e alienano dalla liturgia".
Si proclama questo principio per costruire e rinnovare le chiese nel modo più iconoclastico possibile. Lo storico dell'arte, Winkelmann, già nel 1755 si avvaleva della "nobile semplicità" per descrivere l'autentica opera artistica che associava elementi sensuali e spirituali con bellezza e moralità in un'unica forma sublime, che per lui si trovavano interamente nell'arte classica greca. La "nobile semplicità" perciò non deve essere confusa con mero funzionalismo, astratto minimalismo o rozza banalità. La Sacrosanctum Concilium afferma che l'arte sacra dovrebbe indirizzare religiosamente le menti degli uomini a Dio, e "nel promuovere e favorire un'autentica arte sacra, gli Ordinari procurino di ricercare piuttosto una nobile bellezza che una mera sontuosità" (SC, 124). L'Ordinamento Generale del Messale Romano dichiara: "l'arredamento della chiesa si ispiri a una nobile semplicità, piuttosto che al fasto" (OGMR, 292). L'ammonimento sulla distrazione cresce anche a causa dall'avversione modernista contro le immagini figurate e al desiderio di essere più didattici che simbolici. Ma l'OGMR afferma al § 288: "i luoghi sacri e le cose che servono al culto siano davvero degne, belle, segni e simboli delle realtà celesti". Il Concilio Vaticano II dichiara: "si mantenga l'uso di esporre nelle chiese le immagini sacre alla venerazione dei fedeli" (SC, 125). E l'OGMR elabora al § 318: "Secondo un'antichissima tradizione della Chiesa, negli edifici sacri si espongano alla venerazione dei fedeli le immagini del Signore, della beata Vergine Maria e dei Santi".
8. "La Chiesa Cattolica deve costruire secondo l'architettura più avanguardista del suo tempo, così come ha sempre fatto nella storia".
Per 1500 anni, anzi fino alla seconda guerra mondiale, la Chiesa cattolica è stata considerata la più grande sostenitrice dell'arte e dell'architettura. La Chiesa ha formato artisti e architetti cristiani che a loro volta hanno influenzato l'architettura della sfera secolare. Ma negli ultimi 50 anni i ruoli si sono invertiti, e la Chiesa sta seguendo la direzione della cultura secolare e degli architetti laici che sono stati formati in una visione del mondo non-cattolica. Se precedentemente, lo sviluppo dell'architettura cattolica traeva ispirazione ed era in continuità con le opere del passato, il concetto modernista di "avanguardia" significa progredire mediante una continua rottura col passato.
I documenti della Chiesa chiedono ai vescovi di prendersi cura dell'arte sacra e degli artisti, "allo scopo di formarli allo spirito dell'arte sacra e della sacra liturgia" (SC, 127). Il ritorno attuale d'interesse per l'architettura liturgica da parte dei fedeli sta ad indicare che la Santa Madre Chiesa riottiene il ruolo che le compete di esserne patrona principale. Come tale, essa "si è sempre ritenuta a buon diritto come arbitra, scegliendo tra le opere degli artisti quelle che rispondevano alla fede, alla pietà e alle norme religiosamente tramandate e che risultavano adatte all'uso sacro" (SC, 122). Non solo, "i vescovi abbiano ogni cura di allontanare dalla casa di Dio e dagli altri luoghi sacri quelle opere d'arte, che sono contrarie alla fede, ai costumi e alla pietà cristiana; che offendono il genuino senso religioso, o perché depravate nelle forme, o perché insufficienti, mediocri o false nell'espressione artistica" (SC, 124).
9. "Nel passato, la chiesa edificio veniva vista come 'domus Dei' o casa di Dio, oggi siamo tornati alla prima denominazione che i cristiani davano alla chiesa di 'domus ecclesia' o casa del popolo di Dio".
E' stato detto che il cattolicesimo non è una religione del "aut / aut" ma del "et / et". Per contrasto, è una visione antinomista che discende dall'illuminismo, quella che pretende che una chiesa non possa essere contemporaneamente casa di Dio e casa degli uomini, che sono membra del suo corpo. Quando si pensa alla chiesa puramente come casa del popolo di Dio, allora la si progetta come stanza da soggiorno o da auditorio. Questi due nomi storici, domus Dei e domus ecclesia, esprimono due nature distinte ma complementari della chiesa edificio, sia quale presenza di Dio sia della comunità convocata da Dio. "Tali chiese visibili non sono semplici luoghi di riunione, ma significano e manifestano la Chiesa che vive in quel luogo, dimora di Dio con gli uomini riconciliati e uniti in Cristo" (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1180).
10. "Dal momento che Dio dimora dappertutto, egli è presente sia in un parcheggio auto che in una chiesa. Perciò non si deve più guardare alle chiese edificio come a luoghi sacri".
Questa è un'idea contemporanea assai seducente che ha più a che fare con la teologia pop che con la tradizione cattolica. Fin dai primordi, Dio ha scelto di incontrare il suo popolo in luoghi sacri. La "terra sacra" del monte Sinai venne tradotta poi nella tenda nel deserto e nel tempio di Gerusalemme. Con l'avvento del cristianesimo, i credenti costruirono edifici specifici per la divina liturgia che dovevano riflettere il tempio celeste, il cenacolo, i luoghi sacri. Nel diritto canonico "col nome di chiesa si intende un edificio sacro destinato al culto divino, ove i fedeli abbiano il diritto di entrare per esercitare soprattutto pubblicamente tale culto" (Codice di Diritto Canonico, can. 1214). Come "luogo eletto" per la ricezione dei sacramenti, la chiesa stessa diviene sacramentale, poiché ha come suo centro il sacrario, cioè un luogo sacro. Come ci si riferisce alle celebrazioni, ad elementi quali l'altare, l'ambone e all'arte col nome di "sacro", così lo sono anche gli edifici progettati per essi. Pertanto, tentare di abolire la distinzione della chiesa come luogo sacro per attività sacra, vuol dire diminuire la nostra venerazione di Dio che proprio l'edificio dovrebbe contribuire a suscitare.
Sacred Architecture - Fall 1998
http://www.sacredarchitecture.org/images/uploads/volumesPDFs/Issue_1_1998.pdf
trad. it. di d. G. Rizzieri
(16/08/2012)