L'arte sacra oggi: è veramente arte ed è davvero sacra?

"Per essere missionaria, la Chiesa deve reincarnare nell'arte il mistero di Cristo in modo chiaro ed esporlo coraggiosamente a un mondo cha ha apostatato"

di Steen Heidemann

 

nella foto: Frank Stella, Via Crucis

 

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L'arte sacra oggi: è veramente arte ed è davvero sacra?


"Per essere missionaria, la Chiesa deve reincarnare nell'arte il mistero di Cristo in modo chiaro ed esporlo coraggiosamente a un mondo cha ha apostatato"


di Steen Heidemann

 

Nato in Danimarca negli anni 1950, cresciuto nella società degli anni '60, tutti i clichè dell'ateismo progressista da cui ero circondato, mi condussero a un'esperienza di completo vuoto spirituale. Vuoto che fu colmato solo quando mi convertii alla fede cattolica molti anni dopo nella cattedrale di Westminster a Londra. Lavorando nel campo dell'arte ed essendo stato a lungo impegnato in una grande esposizione riguardante i gesuiti e il barocco, giunsi a comprendere l'importanza dell'immagine sacra per la proclamazione della fede, così vitale oggi, soprattutto per l'assenza di ricerca intellettuale e di letture tra i giovani. Dal secolo XVII al nostro periodo storico, ci troviamo di fronte alla cosiddetta arte cattolica che il più delle volte manifesta quello che Cristo non è, piuttosto che quello che egli è. E' una forma d'arte (se si può chiamare "arte") in cui spesso il tragico, l'assurdo e il rigetto del vero Cristo divengono una nuova e perversa trinità. E' divenuta una pseudo-religione a sé stante, nella quale l'"artista" ateo e umanitario è stato elevato al ruolo di sacerdote dogmatico.


Come risposta alla crisi recente di vocazioni, ho iniziato, con il sostegno di vari sacerdoti, a sfruttare le mie conoscenze artistiche per scrivere un libro che sarà pubblicato in diverse lingue, dal titolo "Il sacerdote cattolico: Immagine di Cristo visto attraverso venti secoli di arte". Percorrendo 550 opere d'arte di tutti i periodi, a cominciare dai tempi delle catacombe, il libro intende spiegare il sacerdozio mediante l'immagine visiva, con la speranza di contribuire ad attrarre vocazioni per questo determinante e bellissimo ministero. Inutile dire che ben presto è emerso il dilemma su quali opere d'arte dovessero rappresentare i nostri tempi.


Per capire perché la maggior parte di arte cattolica negli ultimi 50 anni è stata un fallimento monumentale, occorre capire non solo come si è evoluta la società, ma anche come tale cambiamento si è riflesso in quella che è chiamata "arte contemporanea". Due libri recenti trattano di questo tema: quello di Christine Sourgins "Les mirages de l'Art Contemporain" (La Table Ronde, Parigi 2005) e quello di Aude de Kerros "L'Art caché" (Eyrolles, Parigi 2007). Quest'ultimo offre una buona descrizione di come l'arte contemporanea è nata e si è sviluppata: "Il movimento dominante di oggi è l'arte concettuale, che si autonomina 'contemporanea'. Non è una forma d'arte nel senso tradizionale del termine, ma un'ideologia precisa basata sulla dichiarazione dello stesso artista 'questa è arte', il tutto confermato e approvato dall'establishment. E' stata battezzata 'arte contemporanea' in modo arbitrario e non pretende di avere un carattere essenziale o veritiero. Tuttavia, ha una diversità infinita che esclude un elemento specifico: l'arte. L'arte contemporanea è fortemente fondata su diversi elementi chiave: l'uso delle mani per modulare e trasformare i materiali con esito metamorfico positivo; l'articolazione della forma e del significato in unità organica; la bellezza e la sua misteriosa manifestazione: "l'aura", la gloria della sensibilità. Molti credono ancora di essere nel tempo delle 'avanguardie' dell'arte moderna e non hanno percepito la realtà della situazione".


In Francia, ma in vari gradi anche altrove, l'arte contemporanea è divenuta l'unica ed ufficiale forma di espressione accettabile sia in ambito laico che in quello cattolico. E' un'"arte" che fa parte di un meccanismo commerciale in cui le opinioni politicamente corrette dei burocrati statali scarsamente informati determinano le destinazioni dei fondi per l'acquisto di opere d'arte valutate da intellettuali e critici d'arte alla moda, da investitori 'nuovi ricchi' ignoranti e da gallerie d'arte, prevalentemente anglosassone, mondialiste e che seguono sempre la corrente. E' un sistema totalitario nel quale l'arte è divenuta un'ulteriore merce finanziaria con cui si può speculare. E' nato così il concetto di arte che non serve ad altro che a se stessa. Non vi è alcuna trasmissione di conoscenze, alcun riconoscimento del passato, e non vi è certamente nulla da imparare per uno studente di arte, dato il rischio percepito che l'apprendimento potrebbe "snaturare" il suo talento spontaneo. L'arte contemporanea si rivela essere un vuoto culturale, ma chiunque ne osi parlare - come la bambina della favola sul vestito nuovo dell'imperatore e che scoprì che l'imperatore era nudo - sarà o ignorato o considerato come un ignorante. E' un business di denaro che ha poco a che fare con l'arte e proprio niente a che fare con la trasmissione del messaggio di Cristo.


L'arte contemporanea non offre alcun riferimento alla bellezza, alla verità o alla bontà, per cui non ha alcuna idea di un'estetica morale. Non può avere posto nella Chiesa, non tanto per ragioni estetiche, ma perché è stata concepita con l'intento di non servire ad altro che all'ego caduto. Infatti, proprio come gli angeli corrotti, il motto dell'arte contemporanea potrebbe benissimo essere "non serviam". Questa tensione era già visibile nel XIX secolo, quando alcuni degli artisti più validi, soprattutto in Francia, decisero di non dedicare il proprio talento all'arte sacra. Il secolare ha preso il controllo e da allora non l'ha più lasciato. L'impressionismo ha dato il via non solo a uno stile di pittura, ma anche ad una filosofia di vita.


Perfino nella Chiesa, in un tempo in cui essa ha un particolare bisogno di artisti che traducano chiaramente il messaggio di Cristo, si avverte una marcata assenza di una filosofia e di una teologia dell'arte. Senza che i più se ne accorgessero, duemila anni di arte cristiana sono stati silenziosamente, ma fermamente, messi da parte. E' un'apostasia silente che Christine Sourgins descrive in termini di pseudo-religione: "L'artista dell'arte contemporanea non solo è sacerdote e profeta, ma è anche re. Il suo regno però è regno delle passioni, eredità lontana ma diretta dell'Illuminismo. Per l'arte contemporanea le passioni sono lo spirituale. La trasgressione che ci permette di superare le percezioni ordinarie della materia, per l'arte contemporanea è vera trascendenza. In conclusione, siamo di fronte a un religioso capovolto che pensa ancora da religioso". Per la maggior parte dell'arte contemporanea non vi è alcuna risurrezione e il Redentore non si trova da nessuna parte. L'arte contemporanea è una castrazione mentale o forse, citando George Orwell in 1984, "la condizione mentale prevalente deve essere quella di pazzia controllata". E ciò che compie alla fine l'arte contemporanea è un attacco alla fede cristiana, fondamento della nostra società e cultura.


Sono stati i principi anti-estetici attuali e la nuova ortodossia di iconoclastia provocatoria dei circoli artistici a portare nei musei e nelle gallerie alla moda tali opere blasfeme contro il messaggio di Cristo di verità e bellezza, quali il crocifisso in una vasca di urina di Andres Serrano e le opere di scherno alla Messa cattolica dell'austriaco Hermann Nitsch (per fare solo qualche esempio), creando così un'atmosfera in cui l'assenza di forma e l'espressione di distorsione mentale e spirituale hanno guadagnato rispettabilità. E' come se la bellezza e la verità fossero state rimpiazzate dalla bruttezza e dalla perversione quali mezzi per dipingere il sacro! L'arte contemporanea vuole essere "contestuale", poiché è il contesto che spesso incorona l'"opera d'arte", e la sua trasgressione rivoluzionaria diviene sacra e significativa. Una toilette in mostra in una galleria londinese alla moda, diventa immediatamente un'opera d'arte, mentre quando la si vede in un comune luogo pubblico rimane quella che è. I cosiddetti artisti "reali" nel mondo dell'arte contemporanea possono anche esprimersi spiritualmente, ma soltanto se hanno un atteggiamento di contestazione verso la religione, specialmente quella cristiana. Ragion per cui l'ambiguità e/o l'ironia sono elementi molto apprezzati. Le icone New Age di Alex Grey costituiscono una risposta "ideale". Le martellate inferte alla Pietà di Michelangelo (alcuni anni fa) offrono forse l'emblema di un mondo chino a distruggere il vero, il buono, il bello e a soppiantare Cristo con un'agenda immersa nella cultura della morte spirituale. E' interessante notare che "L'Ultima Cena" e la "Crocifissione" di Salvador Dalì sono gli unici dipinti del XX secolo di un soggetto religioso che ha conquistato fama universale. Si vedono ancora nei negozi di poster un po' in tutto il mondo. Nessun altro dipinto di natura cristiana creato dall'arte contemporanea si è mai avvicinato a queste due opere di Dalì.


Un bravo artista cristiano, soprattutto uno che si esprima figurativamente, per i media è un artista morto, oggetto al massimo di pietà e da collocare in un museo come puro folklore. Due anni prima di morire, Andy Warhol creò un'opera dal titolo "Pentiti e non peccare più!". Il problema è da quale parte dobbiamo volgerci per esprimere artisticamente il messaggio di Cristo, in modo che il normale fedele possa comprendere. Ci sono artisti che hanno avuto il coraggio di uscire allo scoperto creando opere d'arte in cui il messaggio di Cristo è chiaramente rappresentato in modo attraente, senza bisogno di aggiungere un "supplemento scritto" di dieci pagine per spiegarle! Queste opere sono chiamate da Aude de Kerros "l'arte nascosta". I media semplicemente le ignorano come se non esistessero, o meglio, come se fossero meri "decoratori" e non certo "artisti". Sempre Aude de Kerros riferisce che vi sono indicazioni secondo cui in America l'arte contemporanea è largamente accettata per quello che è, una sorta di merce, e ciò che ancora si definisce vera arte mantiene il suo status. Comunque, ella conclude, si dovrà attendere perché si faccia una distinzione semantica che separi l'arte contemporanea dalla vera arte. Si potrà allora cominciare a valutare l'arte non-concettuale e ogni singolo artista. Ciò è importante in generale, ma è ancor più vitale per la Chiesa che si pongano chiari confini.


Se si raggiungerà questa pietra miliare, che significato avrà per l'arte cristiana? La prima riflessione sarebbe quella di rendersi conto che non è possibile produrre arte nello stesso modo in cui si ordina un'automobile o un prodotto di arte contemporanea. L'arte è una sorta di dono che non si ottiene col materialismo. Esige il dono della fede. Dovunque si presenti, il messaggio di Cristo, quale espresso nell'arte, trova sempre la sua espressione appropriata. Va oltre lo scopo di questo articolo entrare in una discussione profonda e dettagliata sull'arte cristiana, non mi esento tuttavia dal proporre alcuni suggerimenti. Il primo, ben articolato da Rodolfo Papa, artista ed insegnante alla Accademia Pontificia per le Arti a Roma: "La Chiesa non ha un suo stile proprio di arte, poiché non è importante come dire qualcosa, ma è importante che cosa vuoi dire o comunicare; è facile poi sapere che cosa fare: 'Rem tene, verba sequuntur', cioè abbi chiaro il soggetto, le parole seguiranno. Io credo che solo l'arte figurativa sia in grado di parlare dei misteri cristiani. L'arte cattolica si è espressa in molti stili diversi nel passato, ma tutti sono stati figurativi".


C'è chi obietta che si può usare vantaggiosamente l'astratto per dipingere aspetti della verità che non siano specificamente narrativi. In effetti, il non-figurativo può sottolineare il mistero dell'infinito e della mistica con un'intensità non raggiunta da alcuna altra forma. Il pericolo però è che, se totalmente astratta, l'opera d'arte può perdere rapidamente il suo senso trinitario e divenire ben presto un'immagine simile sia ai concetti del New Age che alle realtà cristiane. Pittori come Giovanni Battista Gaulli (il 'Baciccio') in passato hanno risolto con successo il problema, combinando la cascata di luce con il simbolismo figurativo cristiano. Vi sono altri esempi recenti, come le opere di Philippe Lejeune e Agnès Hémery. Si può avere una preferenza per le sobrie espressioni monastiche del Medio Evo, per l'esuberante barocco, o per alcune delle opere più sentimentali del XIX secolo, ma un cattolico accoglie tutte queste forme di espressione come parte della medesima unità incentrata su Cristo. Il problema nasce quando si osservano opere recenti di arte contemporanea nelle quali lo spirito soggiacente è stato distrutto.


Christine Sourgins scrive che "il visibile diventa degno di Dio per la ragione che Dio si è reso visibile; questa è la base dall'arte cristiana". Secondo Sourgins, il pittore figurativo deve avere fede e conoscenza della verità per eseguire la propria arte. Ad una delle più grandi esposizioni tenuta in anni recenti, dedicata principalmente a temi cristiani (National Gallery di Victoria, Australia, 1998), vi era un'opera che ritraeva in una donna il Cristo crocifisso. Sourgins commenta che non sono immagini blasfeme come questa che orientano i fedeli verso la preghiera, la pietà o a un autentico senso di cristianesimo in linea con l'insegnamento della Chiesa. Molti artisti eccellenti del passato sono stati grandi peccatori, ma la loro fede ha permesso che le proprie opere fossero ricolme della divinità trinitaria. Un artista non ha bisogno della perfezione della santità per essere un bravo artista cristiano, ma la fede produce realmente una trasformazione. Lungo tutto il XIX secolo il cristianesimo rappresentava ancora il fondamento sociale e, malgrado i suoi difetti, animava la società in generale ed esercitava un influsso su molti artisti alle prese con temi sacri. Benché spesso non fossero capolavori in senso spirituale, alcuni dipinti possedevano una certa "aura" cristiana.


Oggi, questo non è più il caso. Il meglio che si possa sperare per la maggior parte degli artisti del XX secolo è un genere di misticismo cosmico. Molti intellettuali hanno dimenticato che l'artista cristiano può essere lo strumento della grazia divina. Al Beato Angelico si attribuisce l'affermazione che "per dipingere Cristo, occorre vivere Cristo", o come scrive l'artista americano James Langley: "L'ultimo punto di riferimento per l'artista cristiano non è né la cultura contemporanea né se stesso, ma la scoperta della bellezza nell'incontro con Cristo. L'approccio cattolico all'esecuzione dell'arte religiosa, che procede dall'esperienza del glorioso Uomo-Dio nella divina liturgia, è fondato sull'esperienza comune di una tradizione ricevuta alla quale si aggiunge umilmente il proprio contributo. Accogliere la tradizione comporta lo studio ammirato di come gli altri artisti hanno visto l'immagine di Dio. Quegli artisti che hanno come criterio supremo originalità e auto-espressione partono con una interpretazione disturbata di ciò che è la libertà dei figli di Dio. Come tali, rischiano di produrre arte, come si è visto negli ultimi decenni, che stravolge l'esperienza cristiana e dalla quale è completamente aliena".


Si può certo obiettare che fede e speranza possono trovare espressione anche nell'arte contemporanea, e che ora viviamo in tempi in cui l'approccio cristiano diretto non è più attuale e che il messaggio cristiano si può percepire solo nell'assurdità e nella disperazione dell'arte contemporanea. E tuttavia, pur essendo assai impegnativo essere cristiani oggi, duemila anni di fede cristiana hanno conosciuto molti altri periodi di persecuzioni dirette o indirette; non si deve perdere coraggio per testimoniare e contare. L'arte contemporanea è l'emblema della controcultura anti-cristiana, nella quale si può contemplare il Cristo crocifisso ma non la sua risurrezione. Gesù ha detto: "Chi non è con me, è contro di me" (Lc. 11, 23). Un compromesso tra il cristianesimo e l'arte contemporanea condurrà inevitabilmente a dipinti come quello dell'esposizione australiana menzionato sopra, in cui l'immagine della Trinità è oscurata dall'assurdo, dal tragico e dal nichilismo.


Si può allora continuare a guardare all'arte contemporanea come a un luogo possibile per forme artistiche che siano al servizio del messaggio di Cristo? Ha scritto Anthony Visco: "Prendereste voi degli adoratori del diavolo come consulenti liturgici per i riti e i rituali della Chiesa? Vi rivolgereste a degli atei per chiedere consigli sulla preghiera negli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio? Perché allora guardare all'arte contemporanea che si è decisamente messa a non servire la Chiesa e chiedersi come si può inserire?". Alcuni cattolici si ritengono "coraggiosi" quando iniziano un dialogo con l'arte contemporanea, ma per quanto ben intenzionati essi siano, i loro sforzi non potranno mai portare vero frutto, essendo le radici dell'albero marce nella loro essenza. Affermano inoltre che l'arte contemporanea incoraggerà una nuova ricerca spirituale e perciò una più profonda comprensione della fede. Secondo loro, occorre essere avventurosi e tentare di comprendere il nuovo e il non convenzionale. Gli intellettuali potranno avere buoni argomenti per questo, ma avranno un senso per il fedele ordinario? Alcuni cattolici insisteranno dicendo che molti artisti come Giotto erano rivoluzionari al loro tempo, e perché dunque non dovrebbe l'arte contemporanea essere accettata nella Chiesa? Per tutte le ragioni esposte in questo articolo, è questo un punto che non richiede risposta.


La Chiesa cattolica e universale desidera ardentemente un rinascimento, da non confondersi con un semplice rinnovamento. Alcuni obiettano che contestare l'arte contemporanea e desiderare un'alternativa porterebbe a un genere trionfale di propaganda neofascista. Ma questa è una posizione facile e comoda che non si confronta con la realtà del messaggio di Cristo di andare a convertire il mondo. La Chiesa ha affrontato varie difficoltà nella storia, e troverà una via nuova nella quale l'arte cristiana servirà ancora la parola di Gesù in una maniera pedagogica, intelligibile ed efficace: manifestazione di speranza e di promessa, come descrive la recente enciclica di Papa Benedetto XVI "Spe salvi". Si dovrà distinguere tra arte religiosa, sacra e liturgica, ma nell'insieme non si dovrà temere di riconoscere quelle forme artistiche che meglio esprimono i vari messaggi di Cristo e le esigenze devozionali dei fedeli nelle diverse culture e luoghi del mondo. Un'opera d'arte in Spagna non corrisponderà ai criteri di una persona in Armenia, ma lo spirito che vi soggiace è il medesimo. Il Santo Padre, Papa Benedetto XVI, in una lettera del 25 novembre 2008 all'Arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura e delle Commissioni Pontificie per l'Eredità Culturale della Chiesa e per la Sacra Archeologia, ha espresso il bisogno di rilanciare un dialogo fra l'estetica e l'etica, fra la bellezza, la verità e la bontà. In effetti, un padiglione vaticano è stato programmato per la Biennale di Venezia 2011, uno dei più importanti festivals di arte contemporanea.


Al cuore vi è l'esigenza di ritornare all'Eucaristia come fonte di espressione artistica. Scrive Anthony Visco: "La realtà dell'Eucaristia deve essere riaffermata nel mondo di oggi. Con Cristo, l'Eucaristia è sempre 'uno scandalo, qualcosa da superare'. Senza di essa, ogni arte diventa mera decorazione oppure un ornamento dell'ego". Per essere missionaria, la Chiesa deve reincarnare nell'arte il mistero di Cristo in modo chiaro ed esporlo coraggiosamente a un mondo cha ha apostatato. L'arte sacra non procura la salvezza né contiene la realtà del sacerdozio o della Messa, può però mostrare la via. Essa rende servizio alla fede, alla comprensione di Dio, che ha parlato all'uomo attraverso la Sacra Scrittura. La differenza semantica tra "rinascimento" e "rinnovamento" deve essere urgentemente affrontata.


Stiamo iniziando a vedere un rinascimento, dal momento in cui alcuni Vescovi hanno afferrato la posta in gioco e hanno avuto il coraggio di commissionare architetti e artisti degni di questo nome. Un ulteriore incoraggiamento si può raccogliere dal fatto che nel 2011 la famosa vendita autunnale a New York di arte contemporanea è stato un fallimento finanziario; il che potrebbe convincere i collezionisti a riesaminare cosa sia la vera arte e distogliere dal centro dell'attenzione questa città americana, in cui negli ultimi decenni gli unici criteri sono stati il denaro e le ideologie di moda. Nel mio libro ho illustrato l'opera di alcuni promettenti nuovi artisti per dimostrare che la vera arte sta sorgendo di nuovo dalle ceneri. Ha avuto inizio un'autentica ricerca.


The Institute for Sacred Architecture, vol. 15 - spring 2009
http://www.sacredarchitecture.org/articles/sacred_art_of_today_is_it_art_and_is_it_sacred/

trad. italiana a cura di d. G. Rizzieri

(08/08/2012)

 

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