L'Eucaristia

E' il Signore! - Sette aspetti del Mistero Eucaristico - La preparazione - La partecipazione - La celebrazione - Ruoli nella celebrazione - Vivere l'Eucaristia - Verso Gerusalemme

di S.E. Thomas Christopher Collins *

* Arcivescovo di Edmonton, Canada


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L'Eucaristia

 

I. "E' il Signore!"


Ciascuno dei quattro vangeli termina con la descrizione delle apparizioni del Signore risorto ai suoi discepoli. Lo avevano visto soffrire e morire, e ora sperimentavano la sua gloriosa presenza, non più terrena ma radiosamente trasformata. La loro emozione e la loro gioia sono espressi da San Pietro mentre si getta dalla barca e corre incontro a Gesù, non appena il discepolo amato lo aveva visto sulla riva, esclamando: "E' il Signore!" (Gv. 21, 1-8).

Abbiamo bisogno dell'emozione dei primi cristiani riflessa non solo nei vangeli ma in ogni pagina degli Atti degli Apostoli e nello straordinario inizio della prima lettera di San Giovanni: "Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi - quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena" (1Gv. 1,1-4).

La nostra fede si può esaurire. Deve essere perciò costantemente rinnovata dall'esperienza dell'incontro col Signore risorto, e tale opportunità ci è offerta ogni volta che celebriamo l'Eucaristia.

Benché Gesù sia ritornato al Padre e non appaia più in mezzo a noi nella sua gloria di risorto, nell'Eucaristia Egli viene in maniera meno drammatica ma altrettanto reale, proprio come venne tra i primi discepoli dopo la risurrezione in modo così sconvolgente da cambiare la loro vita. Ogni volta che celebriamo l'Eucaristia noi incontriamo il Signore risorto, e lo incontriamo nel modo più solenne la domenica quando ci raduniamo per celebrare il giorno della sua risurrezione.

Che tristezza il fatto che l'Eucaristia sia per molti un'esperienza opaca, poiché monotonia e passività indeboliscono la consapevolezza della realtà splendente nella quale Dio ci invita ad entrare. Come possiamo far sì che tale situazione cambi?

Il racconto dell'apparizione del Signore risorto ai discepoli di Emmaus al capitolo 24 del vangelo di Luca, ci ricorda del posto che occupa l'Eucaristia nel nostro cammino sulla via del discepolato cristiano. I discepoli sono stanchi, confusi e impauriti, come sempre avviene quando sperimentano la croce e la desolazione del cammino in questa valle di lacrime, ma in verità non sono consapevoli della risurrezione.

Gesù va loro incontro, in silenzio. Questo stile è tipico del Signore nella nostra vita e nell'Eucaristia. Viene in mezzo a noi da amico, ci invita a riconoscerlo da persone libere, senza imposizione. C'è qualcosa di più insignificante in apparenza dell'Ostia consacrata, che appare essere niente più che un minuscolo disco di pane rituale? Eppure è il Signore Gesù che viene in modo discreto sulla strada di Emmaus e interpella la nostra risposta di fede.

Egli comincia a parlar loro del modo in cui le Scritture del Vecchio Testamento avevano profetizzato le sue opere tra di loro. La proclamazione e spiegazione delle Scritture sono sempre state essenziali per la celebrazione dell'Eucaristia, il luogo in cui incontriamo il Signore risorto alla duplice mensa della Parola e del Pane di Vita. Le Scritture sono luce al nostro cammino.

Poi Gesù prende il pane, pronuncia la benedizione, lo spezza e lo dà loro, e in questa azione eucaristica essi lo riconoscono. E' il Signore. Ogni volta che Gesù celebra l'Eucaristia per noi, ci invita a riconoscerlo. Non ci costringe con miracoli spettacolari, ma ci invita con discrezione. Anche coloro che avevano visto i suoi miracoli non lo riconobbero nella profondità della consapevolezza alla quale egli ci invita e che possiamo sperimentare nella sua umile venuta nell'Eucaristia, come ad Emmaus.

Per il fatto che Egli venga così silenzioso, così delicatamente rispettoso della nostra libertà per rispondere nella fede, può accadere che non lo incontriamo nell'Eucaristia. Troppo spesso preferiamo le esperienze religiose emozionanti, ma così perdiamo l'incontro vivificante che ci viene offerto in modo ritmico e non ostentato Messa dopo Messa, quasi come il battito regolare e noioso del nostro cuore. Ma è proprio questo ritmo quieto e costante che dà vita.

Nell'Eucaristia noi siamo associati sacramentalmente alla passione, morte e risurrezione di Gesù. L'effetto di riconoscerlo "allo spezzare del pane" è azione. I discepoli non si fermano ad Emmaus. Si affrettano a tornare a Gerusalemme per proclamare che hanno visto il Signore. Il cristiano non si ferma all'Eucaristia. E' un incontro con Gesù nella Parola e nel Sacramento, che invia il cristiano a testimoniare. Veniamo alla Messa per tornare alla vita di discepolato rinnovati dall'incontro con il Salvatore risorto e preparati al suo servizio nell'azione.

 


II. Sette aspetti del Mistero Eucaristico

L'Eucaristia elude sempre i nostri sforzi di comprensione, poiché è un mistero di Dio. I divini misteri non sono degli indovinelli che possiamo risolvere in un tempo determinato, ma sono degli aspetti della stessa vita e azione di Dio che noi, fragili creature, per principio non possiamo dominare.

Ma Dio vuole che entriamo nei divini misteri e che ne veniamo continuamente arricchiti. Essi sono come un'infinita miniera d'oro che non si esaurisce mai e quotidianamente ci arricchisce. Possiamo ricevere delle vere illuminazioni, per quanto sempre imperfette, quando ci troviamo dinanzi all'Eucaristia.

Nel fissare il nostro sguardo sul mistero dell'Eucaristia, scopriamo molteplici sfaccettature, come quelle di un diamante. Ognuna di esse, in cambio, ci aiuterà ad ottenere delle sicure, anche se limitate, conoscenze sulla realtà dell'Eucaristia.


1. L'Eucaristia è Sacramento

In sacramento, Dio viene tra di noi in modo visibile, operando divinamente nella nostra umanità.

Il sacramento perfetto è Gesù: la seconda Persona della Santissima Trinità assume realmente la nostra natura umana e vive la nostra vita come deve essere vissuta. Egli è "Emmanuele" - Dio con noi - entra silenziosamente nella nostra vita e ci invita a rispondere nella fede. Con questo incontro sacramentale, Dio rispetta la nostra libertà umana, infatti possiamo scegliere di non rispondere. Molti si sono allontanati da Gesù.

La Chiesa è sacramento. Attraverso i secoli, Dio è con noi mediante l'umana famiglia di fede fondata da Gesù ed inviata in missione a Pentecoste. Vivendo la vita della Chiesa, Dio ci tocca direttamente con i sette sacramenti nei quali i segni terreni comunicano la vita divina.

L'Eucaristia è il Santissimo Sacramento. Pane e vino, così comuni, del tutto ordinari e insignificanti, sono trasformati dall'atto di Dio mediante le parole del sacerdote, ordinato appositamente per fare le veci di Gesù, e diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. "E' il Signore". Viene in silenzio, in modo visibile, e favorisce con discrezione  la nostra risposta di fede.


2. L'Eucaristia è partecipazione al sacrificio di Cristo

Gesù si è donato sul Calvario con amore generoso e totale, circondato dalla malvagità e senza calcolarne il prezzo. In ogni celebrazione dell'Eucaristia, Cristo ci permette di sperimentare la vita che scorre dall'unico sacrificio del Calvario.

Noi battezzati, mediante il sacrificio sacramentale della Messa, siamo associati all'unico sacrificio di Gesù, e siamo invitati a vivere ogni giorno nel generoso spirito di autodonazione del Signore che riceviamo nella Santa Comunione.


3. L'Eucaristia è rendimento di grazie

"Eucaristia" significa "ringraziamento", e nella celebrazione di ogni Eucaristia noi esprimiamo a Dio il nostro dovere di ringraziamento per tutto quello che ci ha dato, e soprattutto per la vita nuova che abbiamo ricevuto attraverso Gesù. Noi ci associamo alla grande preghiera di rendimento di grazie che Gesù ha offerto ai suoi discepoli.


4. L'Eucaristia è esperienza di comunione

Comunione significa "unione con". Certamente noi siamo in comunione con Gesù nell'Eucaristia, quando ascoltiamo attentamente la Parola di Dio e riceviamo di fatto Gesù in modo sacramentale nella comunione.

Nella Messa siamo radunati in assemblea liturgica per rendere culto a Dio. Ogni singolo membro di ogni piccola comunità particolare che celebra l'Eucaristia, è invitato specialmente dal "Segno della Pace" ad essere in comunione con ogni altro membro. Al di fuori della celebrazione eucaristica, come si armonizza la nostra vita con quanto esprimiamo in essa?

Noi ci allarghiamo anche geograficamente pregando per il vescovo e il Papa, con la preghiera dei fedeli, poiché sappiamo che le nostre piccole comunità devono avere un rapporto di comunione con la Chiesa più ampia, anzi con il mondo più ampio in tutte le sue necessità.

L'Eucaristia ci rende pure coscienti della nostra unione con tutti coloro che nella famiglia di fede ci hanno preceduti, insieme alla comunione dei santi. "Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento" (Ebrei 12,1).

Guardiamoci attorno in chiesa, ogni volta che partecipiamo alla Messa. Vediamo i fedeli della comunità parrocchiale di un determinato luogo, riuniti col loro parroco per celebrare l'Eucaristia. A volte la celebrazione è semplice, come lo è la Messa quotidiana in una piccola comunità parrocchiale. A volte è più formale, come lo è la Messa in San Pietro celebrata dal Papa. Ma qualunque sia la grandezza visibile della celebrazione terrena, ogni Messa viene celebrata nell'ambito del Cielo. Ascoltate nella Messa tutti i riferimenti agli angeli e ai santi, l'intera corte celeste di Dio. Dobbiamo situare la nostra lotta quotidiana nell'ambito del mondo invisibile, quello della comunione dei santi, allora avremo la prospettiva spirituale che ci conduce ad operare rettamente.


5. L'Eucaristia è un banchetto sacro

I nostri pasti ordinari non solo ci permettono di nutrirci fisicamente, ma sono anche occasioni per rafforzare i nostri rapporti reciproci. Nella Bibbia i pasti assumono un significato più profondo e spesso sono segni dell'amore vicendevole e dell'amore di Dio per noi. La cena pasquale, in particolare, è di grande importanza. Per esprimere la finalità del nostro destino umano, le Scritture usano l'immagine del banchetto celeste alla fine dei tempi o, nell'Apocalisse, della festa di nozze dell'Agnello di Dio. La stessa Eucaristia scaturisce dall'Ultima Cena. Dovremmo essere consapevoli del simbolismo del pasto sacro quando celebriamo l'Eucaristia, sempre certi che non si tratta di un semplice pasto ordinario, ma di un atto di Dio.


6. L'Eucaristia è esperienza della reale presenza di Cristo

Gesù Cristo, il Salvatore risorto, è presente ogni volta che celebriamo l'Eucaristia. E' presente, come sempre, nei fratelli e sorelle in Cristo, ma in modo specialmente significativo quando la Chiesa, il corpo di Cristo in terra, si riunisce per celebrare l'Eucaristia. E' presente in modo visivo attraverso l'arte, ed è presente mediante il sacerdote, ordinato per agire in persona di Cristo. E' presente con la proclamazione della Parola di Dio.

Fino a quando Cristo non verrà nella gloria, non esiste modo più intenso per sperimentare la sua presenza che riceverlo nella Santa Comunione. Essa non è un "pane benedetto" che ci ricorda Gesù, ma è Gesù sacramentalmente presente che ci accompagna nel nostro cammino.


7. L'Eucaristia è invito alla missione

L'Eucaristia ci è data per uno scopo, essere resi perfetti come discepoli di Gesù, e ci conduce rafforzati al contatto con la fonte della nostra vita in Cristo, ad essere impegnati efficacemente nella missione di servire. L'azione deve scaturire dall'adorazione. Non restiamo immobili con il Signore, ma siamo mandati in missione fin dal battesimo.

In tutta la nostra vita, torniamo costantemente ad essere guidati dalla parola di Dio e riceviamo nuova vita dall'Eucaristia. E' interessante notare che nel vangelo di Giovanni, al punto in cui, nella descrizione dell'Ultima Cena, ci aspetteremmo un riferimento alle parole dell'istituzione ("Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue"), l'evangelista invece ci riferisce che Gesù ci ha dato un esempio di umile servizio: la lavanda dei piedi (Gv. 13, 1-20). E' intenzionale. Il servizio pratico verso il prossimo è il modo in cui mostriamo di apprezzare veramente il Signore che riceviamo nella Santa Comunione.

 


III. Preparazione all'Eucaristia

Quando qualcuno dice "Io non ricavo niente dalla Messa", la domanda ovvia è: "Come ti prepari alla Messa?". L'Eucaristia è la fonte e il culmine della nostra vita in Cristo. Ognuno di noi si deve preparare con cura, specialmente all'Eucaristia della domenica.

Come prepararsi dunque alla Messa? La cosa più importante è vivere da discepoli fedeli di Gesù giorno dopo giorno. Chiediamo a Dio il perdono dei nostri peccati, e regolarmente riceviamo le grazie liberanti del sacramento della Riconciliazione. Chiediamo a Dio di aiutarci a crescere nella virtù, incentrata sull'amore di Dio e del prossimo. Ogni giorno dedichiamo del tempo alla preghiera e cerchiamo di vivere con rettitudine. Ecco il modo migliore per prepararsi alla Messa.

Inoltre, ci prepariamo cercando seriamente di capire le formule delle preghiere della Messa e il significato delle azioni liturgiche.

E' di importanza vitale che ci prepariamo ascoltando la parola di Dio. Un'idea eccellente è di passare un po' di tempo prima della Messa riflettendo in preghiera sulle letture bibliche del giorno (ci sono ottimi messali e messaletti a questo scopo). Chi proclama la parola di Dio lo deve fare con particolare cura. E' cosa buona che nella parrocchia vi sia un gruppo di studio biblico che si riunisca la settimana precedente per studiare le Scritture che si ascolteranno all'Eucaristia. Le parrocchie potrebbero stampare i riferimenti alle letture della Messa di ogni domenica (e anche di quelle feriali) nel bollettino della domenica precedente.

Anche se non è possibile partecipare alla Messa ogni giorno, a casa posso riflettere in preghiera sulle letture della Messa del giorno. Quanto tempo trascorro davanti alla televisione o allo schermo di un computer? A quale scopo? Posso trovare almeno un quarto d'ora al giorno per leggere la Parola di Dio, in spirito di attenta devozione?

Se noi preghiamo e studiamo regolarmente le Sacre Scritture, e specialmente i vangeli, gusteremo la Parola di Dio a Messa. Un'antica tradizione cristiana che si chiama Lectio Divina, ci permette di incontrare Dio in preghiera mediante la lettura lenta e meditativa della Parola di Dio. Nella nostra Arcidiocesi, la Lectio ha luogo tutte le prime domeniche del mese alle sette di sera nella basilica di San Giuseppe da settembre a giugno.

Chi è impegnato in modo pubblico nell'azione della Messa, si deve preparare spiritualmente in modo che tutto sia fatto con vera pietà, dalla lettura all'accoglienza, dal dirigere la musica a servire all'altare, attendere ai bambini o agire da sacerdote celebrante.

Un aspetto importante della preparazione è come impieghiamo il tempo tra il nostro arrivo in chiesa e l'inizio della Messa. Dovremmo salutare cordialmente i conparrocchiani e qualsiasi visitatore, ma una volta seduti in chiesa dobbiamo dedicare del tempo per una preghiera silenziosa, per leggere i brani della Scrittura che stanno per essere proclamati e per stabilire una transizione tra le rumorose distrazioni del mondo da cui veniamo e il mondo di speciale vigilanza per la presenza di Dio.

Quando usciamo da un'autostrada, percorriamo una rampa in discesa in modo da rallentare. Avviene la stessa cosa ogni volta che diventiamo consapevoli nella preghiera di stare alla presenza di Dio. Dio è sempre presente, ma siamo noi a non essere sempre presenti a Dio, per cui quando preghiamo dobbiamo calmarci (rallentare) e preparare il cuore e la mente a ricevere il Signore.

 


IV. Partecipazione all'Eucaristia

Ho sentito qualcuno una volta dire: "Dobbiamo partecipare di più alla Messa, ma non ci sono attività sufficienti, per cui la maggior parte non partecipa".

E' vero, ovviamente ci sono ruoli da espletare nella Messa e dobbiamo fare di tutto per coinvolgere tanti parrocchiani. E' in particolare auspicabile che siano i giovani a contribuire con i loro doni di ospitalità, letture, ministero musicale, e così via.

Dobbiamo però esaminare con maggior profondità che cosa significa partecipare all'Eucaristia.

Certamente, partecipazione vuol dire sollecitudine impegnata. Prepararsi in preghiera alla Messa leggendo prima i testi scritturistici, divenendo ben disposti alla presenza di Dio, permette a ciascuno di noi di partecipare a livello profondo, anche se non si esercitano dei ruoli.

Il modo più fondamentale per ciascuno di partecipare è quello di portare coscientemente alla celebrazione eucaristica il proprio far parte dello stesso sacerdozio di Gesù, giorno dopo giorno.

Essere sacerdoti è riconciliare l'umanità a Dio. E' quanto ha fatto Gesù nella sua vita e con la sua passione, morte e risurrezione. Consiglio di leggere la lettera agli Ebrei, che tratta proprio di ciò.

Con il Battesimo siamo chiamati ad imitare Gesù e a partecipare al suo ministero sacerdotale di riconciliazione, e lo facciamo rendendo presente ogni giorno agli altri l'amore personale e generoso che vediamo nel nostro Sommo Sacerdote Gesù, nel suo sacrificio sulla croce e in tutta la sua vita.

La fedeltà alla nostra missione di discepoli ci permette di partecipare autenticamente alla celebrazione dell'Eucaristia che non si distacca da quello che siamo. Nella Messa offriamo le preoccupazioni e le gioie allorquando il sacerdote offre il pane e il vino. Portiamo tutta la nostra vita nell'Eucaristia e poi siamo riportati alle lotte quotidiane, rafforzati dall'incontro con Gesù avvenuto attraverso la parola e il sacramento. E' l'esperienza del nostro sacerdozio battesimale.

Quando sono generoso e misericordioso durante la settimana, non faccio che aumentare la mia profonda partecipazione alla Messa domenicale. Quando vivo da egoista, diminuisco la mia reale partecipazione alla Messa.

Come discepoli battezzati, tutti noi rappresentiamo Cristo agli altri nelle nostre attività giornaliere. E' il nostro sacerdozio battesimale. Ma Gesù ci ha fatto dono anche del sacerdozio ordinato per ascoltare rettamente la Parola e perché Egli possa entrare nella nostra vita mediante i sacramenti. Il sacerdozio ordinato è a servizio del sacerdozio battesimale per guidarci e rafforzarci nella vita di discepolato.

Con l'Ordinazione, Gesù chiama alcuni dei battezzati a rappresentarlo nella celebrazione dei sacramenti, nel pascere la comunità e nella proclamazione del Vangelo. Quando siamo intrappolati dal peccato, Gesù ci libera mediante l'azione del sacerdote che ci assolve nel sacramento della Riconciliazione. Quando siamo infermi, il sacerdote ci unge con il sacramento degli Infermi per tenerci stretti a Gesù. Battesimo e Cresima ci danno l'avvio al nostro cammino di fede. Quando Gesù celebra l'Eucaristia mediante l'azione di un suo prete ordinato, noi siamo associati a Lui e da Lui consolidati con la Parola e il sacramento.

La partecipazione battesimale al sacerdozio di Cristo e quella ordinata sono complementari. Il sacerdote partecipa alla Messa nel modo più ovvio come colui che presiede la comunità nel nome di Gesù, predicando il Vangelo e facendo le veci di Gesù nella celebrazione dell'Eucaristia. Con le parole e le azioni del sacerdote ordinato, Gesù trasforma il pane e il vino nel suo Corpo e Sangue per darci la vita. Ma tutti noi partecipiamo alla Messa nel nostro particolare essere partecipi del sacerdozio di Cristo al quale Dio ci ha chiamato.

 


V. Celebrazione dell'Eucaristia


1. Lo spirito della celebrazione eucaristica

Celebrando l'Eucaristia, dovremmo essere in attiva sintonia coi divini misteri ai quali partecipiamo. La vita di ogni giorno ci abitua spesso a un atteggiamento di passività, come quando ci sediamo a guardare la televisione. Ma a Messa siamo chiamati a essere coinvolti nell'evento.

Ci sono molte cose particolari che possiamo fare durante la Messa - ascoltare attentamente la parola di Dio, cantare con tutto il nostro cuore, fare offerte generose per i bisogni della comunità, assumere un ruolo di servizio nella celebrazione, e così via. Più siamo solleciti a tali ruoli, meglio sarà. Dobbiamo fare quanto possiamo per migliorare la celebrazione liturgica.

Tuttavia, dobbiamo renderci conto che, a differenza di molte altre cose nella vita, la Messa fondamentalmente non è qualcosa che facciamo noi. E' azione di Dio. Diventiamo partecipi di qualcosa che è più grande di noi, e che ci riporta al tempo della morte e risurrezione di Gesù e ci conduce ad attendere la sua Seconda Venuta.

Quando qualcuno alla fine della Messa dice: "E' stata una celebrazione stupenda", sappiamo cosa vuol dire. Lo stesso vale se qualcuno dice il contrario. Una persona si può sentire spiritualmente gratificata oppure no. Ma entrambi i commenti non toccano che la superficie dell'Eucaristia. Legittimamente cerchiamo di perfezionare l'esperienza liturgica ma, al di là di tutto, l'Eucaristia è sempre primariamente un'azione di Dio, che non ci viene donata per ricevere solo una piacevole esperienza spirituale.


2. Ingresso nel Mistero Eucaristico

Entrando in chiesa e segnandoci con l'acqua benedetta che ricorda il nostro Battesimo, noi valichiamo un confine che ci introduce in un luogo sacro dove possiamo riscoprire la prospettiva divina e ricevere la guida e la forza di cui abbiamo bisogno per navigare nella vita.

La parte centrale della chiesa si chiama "navata" (dal termine latino per nave). Sulla nave della Chiesa, navighiamo tra mari tempestosi. Lungo le pareti, collochiamo tradizionalmente le stazioni della Via Crucis, che rappresentano il cammino di Cristo al Calvario e oltre, verso la risurrezione, lo stesso cammino che siamo chiamati a seguire noi nella nostra vita di discepoli. Guardiamo al presbiterio (o santuario) dove l'altare rappresenta Cristo e le splendide casule del sacerdote rappresentano la gloria alla quale siamo diretti e che è di fatto l'ambito invisibile del nostro combattimento terreno.

Iniziamo la Messa con il segno della croce. In nome della Santissima Trinità, tracciamo sul nostro corpo la croce di Cristo che ci ha mostrato come vivere a immagine e somiglianza dell'unico Dio, le tre Divine Persone in relazione di amore oblativo.

Così spesso manchiamo di vivere tutto ciò, che riconosciamo i nostri peccati e chiediamo la misericordia di Dio nel rito penitenziale. La preghiera iniziale fissa i nostri pensieri sul significato dell'azione eucaristica, e nei giorni festivi innalziamo la nostra lode a Dio con il Gloria. E ora siamo pronti ad essere attenti al Signore che ci parla nella parola di Dio.


3. La liturgia della Parola

Le letture della Bibbia a Messa sono luce al nostro cammino nella vita. Suggerisco di recitare in silenzio, prima di ogni lettura, la preghiera del giovane Samuele: "Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta" (1 Sam. 3,10).

La domenica, abbiamo una ricca selezione di brani biblici. Nella prima lettura, Dio ci parla con il Vecchio Testamento collegato al tema che ci presenta il Vangelo del giorno. Come c'è un grande progetto nella storia, illustrato nel Vecchio e Nuovo Testamento, così Dio ha un progetto per la vita di ciascuno di noi, e proprio l'attenzione alle letture ci aiuterà a scoprirlo.

Poi preghiamo con un Salmo i cui termini non sono sempre molto familiari (una buona ragione per fare qualche studio biblico), ma i Salmi ci rivelano l'azione di Dio nella nostra condizione umana, come la rivelavano a quelli che li pregavano in antico.

La seconda lettura, a differenza della prima, non si collega al vangelo, ma ci offre una pericope del Nuovo Testamento, solitamente una lettera di San Paolo. Sono lettere che sempre ci provocano e forniscono materiale per una seria riflessione nella settimana a venire.

Nel vangelo ascoltiamo direttamente le parole e le opere di Gesù. Nelle celebrazioni solenni dell'Eucaristia c'è la processione con l'evangeliario e due candele. Incensiamo il volume come segno di riverenza al Signore. Il vangelo è il fondamento della nostra vita di discepoli. Ogni giorno dovremmo leggere un brano dei vangeli, perché in essi troviamo nel modo più diretto il messaggio di Cristo.

L'omelia intende rapportare le letture della Scrittura alla nostra attuale situazione. L'omileta si deve preparare con lo studio e la riflessione, ma soprattutto nella preghiera e nel servizio quotidiano. Ogni omelia dobrebbe offrirci un solo punto semplice e pratico per aiutarci ad essere buoni discepoli.

Un buon esercizio per ogni membro della comunità è leggere in anticipo brani della Scrittura e possibilmente renderli oggetto di dialogo in famiglia o nel gruppo di studio biblico. Quali punti proporreste nel comunicare le letture a qualcuno?

Professiamo successivamente la nostra fede, la fede comune dell'intera Chiesa, per ricordarci che siamo parte di un qualcosa che è di gran lunga più grande di ciò che sta attorno alla nostra chiesa locale.

La preghiera dei fedeli ci richiama a guardare la nostra situazione particolare all'interno di una più ampia prospettiva, e pregare quindi per i membri della comunità parrocchiale nella quale viviamo e le loro necessità. La preghiera è un atto di carità in cui mostriamo il nostro amore per gli altri. E preghiamo anche per i bisogni della  diocesi e della Chiesa universale.


4. La liturgia eucaristica

Si raccolgono le offerte. Il nostro dono concreto aiuta la parrocchia locale, quelli nel bisogno, e rende possibile il lavoro di tutta la Chiesa. Quanto si deve dare? Occorre considerare i bisogni della Chiesa, localmente, nella diocesi e nel mondo. Il lavoro della Chiesa è reso possibile dalla raccolta delle offerte a Messa. Donare generosamente è una grave responsabilità di tutti i membri della Chiesa, come per coloro che gestiscono i fondi della Chiesa è una grave responsabilità farlo con sobrietà ed efficacia, da fiduciari del popolo di Dio.

Il sacerdote offre il pane e il vino. In quel momento, pensate a tutte le vostre ansie e problemi e offriteli insieme a Dio. In cambio il Signore dona se stesso.

Nei tempi antichi, l'acqua era sempre mista a vino come misura pratica, e ciò avviene anche a Messa dove ha acquistato però un significato spirituale che è ben espresso dalla bella preghiera che il celebrante pronuncia sotto voce all'offertorio: "L'acqua unita al vino sia segno della nostra unione con la vita divina di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana".

Ora ci avviciniamo al centro dell'Eucaristia. Il prefazio ci evoca il tema del tempo liturgico e la nostra partecipazione a una realtà che va molto al di là di quanto i nostri occhi scorgono. Ci uniamo con gli angeli e i santi mentre Dio viene inn mezzo a noi.

Esistono diverse Preghiere Eucaristiche, ma tutte hanno la stessa struttura di fondo, la relazione delle tre Persone della Trinità, come è evidente nella conclusione dossologica: "per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen". L'intera Preghiera Eucaristica è rivolta al Padre celeste. Il sacerdote impone le mani sulle offerte ed invoca lo Spirito Santo. Agendo in persona di Cristo, racconta l'istituzione dell'Eucaristia e il pane e il vino sono trasformati da Dio e diventano di fatto il Corpo e il Sangue di Cristo. Nella nostra vita ordinaria siamo ora connessi con la passione, morte e risurrezione del Signore. Siamo inviati nello Spirito a portare la vita nuova in Cristo al mondo nel quale viviamo.

Nella Preghiera Eucaristica richiamiamo gli angeli e i santi, preghiamo per il vescovo locale e per il Papa, in modo che la particolare comunità locale sia cosciente ogni volta di essere doverosamente in comunione con la Chiesa più ampia, nella diocesi e nel mondo. Dobbiamo essere consapevoli di questa prospettiva universale altrimenti rischiamo di staccarci, di diventare una piccola comunità chiusa in se stessa. E' da stimare una celebrazione calda e dal tono familiare, ma deve mantenere un sano equilibrio con il contesto vitale dell'intera Chiesa di Cristo.

Dopo la solenne dossologia che conclude la Preghiera Eucaristica, recitiamo il Padre Nostro che contiene il segreto della santità: "venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà".

Attendiamo con gioiosa speranza la venuta del nostro Salvatore, Gesù Cristo, che tornerà alla fine dei tempi e nell'ora della nostra morte, ma in quel momento non sarà per noi uno sconosciuto, poiché lo incontriamo ad ogni Messa.

Prima di ricevere l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, ci scambiamo il segno della pace. Non deve essere un saluto banale (come se dicessimo "buona giornata"), perché offriamo alla persona che ci sta accanto un segno della pace di Cristo che ci unisce. Se non fossimo in pace con qualcuno della comunità, dobbiamo rimediare prima di ricevere la Comunione, e il semplice gesto di pace ne è un riflesso (tuttavia, non dobbiamo arrivare al punto di aprirci un varco nell'assemblea per fare pace con una particolare persona). Il segno di pace sia colmo di un solenne spirito orante e non sia un'occasione di caos.

Ci accostiamo a ricevere il Signore. Ascoltiamo le parole: "Il Corpo di Cristo". "Il Sangue di Cristo". La nostra risposta "Amen" significa che siamo personalmente pronti in questo giorno a ricevere la Comunione. Vi sono molte ragioni per non essere pronti, perciò la ricezione della Comunione sia valutata in modo da potersi anche astenere dal riceverla.

Il nostro "Amen" significa anche che non pensiamo affatto di stare per ricevere del "pane santo" o del "pane benedetto". Riconosciamo invece che quello è Gesù stesso, corpo, sangue, anima e divinità, sacramentalmente presente sotto le apparenze del pane e del vino.

E' bene mostrare un segno di riverenza all'atto di ricevere la Comunione. Suggerisco un inchino. Nel nostro cuore potremmo dire: "Mio Signore e mio Dio".

Infine, il nostro "Amen" vuol dire che ci impegniamo a essere discepoli di Gesù nella comunità che celebra questa Eucaristia.

Ricevendo la Comunione, io professo di accettare l'intera fede della Chiesa cattolica, che intendo partecipare pienamente alla vita della Chiesa e che riconosco l'autorità apostolica del vescovo locale e del Papa.

Il significato di tutto ciò si manifesta al massimo nella Veglia Pasquale, quando chi è entrato nella Chiesa con il battesimo o la professione di fede, spesso dopo un lungo cammino spirituale, riceve la Comunione completando così il processo di ingresso nella comunità di fede cristiana cattolica. Infatti, ricevere la Comunione è la via per cui si diventa pienamente cristiani cattolici.

Gesù non ha voluto che ci relazionassimo a lui ad uno ad uno. L'atto di ricevere la Comunione è un'affermazione profonda non soltanto di un rapporto personale ed individuale con Gesù, ma di un rapporto con la comunità di fede, che è l'ambito fondamentale del nostro discepolato.

E' nostro principio generale perciò che solo i cristiani cattolici ricevano la Comunione nella Chiesa cattolica. Siamo felici che anche i non cattolici si uniscano alla nostra preghiera, e apprezziamo profondamente la bontà e la fedeltà che essi testimoniano nella propria vita. Ma fondamentalmente, ricevere la Comunione a Messa per qualcuno che non è cristiano cattolico, sarebbe professare nell'azione un'identità di fede che non corrisponde a ciò che crede in coscienza.

Noi preghiamo che venga il giorno in cui tutti i cristiani si uniscano nella fede e possano celebrare insieme l'Eucaristia. Quel giorno non è ancora venuto, ma siamo tutti uniti nel Battesimo e in molti elementi della fede, per cui possiamo pregare insieme e operare insieme in molti modi per l'avvento del Regno.

Chi non può ricevere la Comunione per qualsiasi ragione, se lo desidera può farsi avanti per una preghiera o una benedizione, o rimanere al proprio posto. E' benvenuto cordialmente alla nostra celebrazione.

Dopo la Comunione, è bene restare per un po' di tempo in preghiera silenziosa e in adorazione, e ci deve essere un periodo di silenzio adeguato per farlo.

Chi amministra l'Eucaristia lo faccia sempre con devozione, senza fretta e agitazione distraente. Appaia sempre la sua profonda consapevolezza di non dispensare pane e vino, ma il corpo e il sangue di Cristo.


5. Andate nella pace di Cristo

Con una preghiera finale e la benedizione, siamo mandati in missione: "Andate in pace per amare e servire il Signore". Ci raduniamo per essere rafforzati dal nostro incontro con il Signore nella Parola e nel Sacramento, e  per andare perché la nostra fede sia messa in azione. L'inno finale sia cantato con forza per portare avanti la nostra fatica.

E' un'idea eccellente se i parrocchiani, dopo la Messa, pregano per qualche momento prima di uscire. E' pure cosa buona che, al termine della Messa, la comunità si riunisca per un po' di condivisione. Alcune comunità si trattengono per un buffet o conversano prendendo un caffè. Una bella iniziativa che però non deve impedire che prima e dopo la Messa sia concesso di pregare nell'area del culto che deve rimanere nel silenzio. Usciamo dalla Messa illuminati e fortificati per la nostra missione di discepoli.

 


VI. Ruoli nella celebrazione dell'Eucaristia


1. Il discepolo

Siamo battezzati. Il discepolato è il ruolo basilare per ciascuno di noi a Messa. Portiamo nella celebrazione uno spirito di attenzione verso la Parola di Dio, che riconosciamo essere luce sul nostro cammino. Venendo dall'agitazione di ogni giorno, riconosciamo di aver bisogno della vita spirituale che riceviamo nella Comunione.

L'ultima volta nella vita che riceveremo la Comunione si chiama "viatico", che significa "cibo per il viaggio" (cioè il viaggio finale che dalla morte conduce alla vita eterna). Ma ogni Comunione è "viatico" per il nostro pellegrinaggio terreno di discepoli di Gesù. Come discepoli partecipiamo, grazie al battesimo, al sacerdozio di Cristo, per cui poniamo il nostro sacrificio quotidiano, mediante l'imitazione di Cristo, nel sacrificio della Messa che ci lega al sacrificio di Cristo sulla croce.


2. Il sacerdote

Cristo è Maestro e ci permette di partecipare al sacrificio dell'Eucaristia mediante le parole e le azioni del discepolo che è stato ordinato al sacerdozio. E' missione del presbitero essere uno strumento docile della grazia di Dio, una lente trasparente attraverso cui splende la luce di Cristo senza ostruzione, e per questo preghiamo che gli uomini, sempre fragili, chiamati al presbiterato siano veramente santi. Ma i preti vanno e vengono, sono intercambiabili. E' Cristo che celebra tutti i sacramenti.

Il sacerdote a Messa ha anche il ruolo di presiedere l'assemblea dei discepoli, di guidarli nella preghiera come pastore spirituale, ma il suo ruolo va al di là di questo. E' ordinato per predicare il Vangelo e agire in persona di Cristo nei sacramenti, è uno strumento di grazia usato da Cristo.

Abbiamo tutti la responsabilità e il privilegio di collaborare a individuare chi in mezzo a noi è chiamato dal Signore al sacerdozio, pregare che risponda alla chiamata e incoraggiarlo a rispondere. E fatemelo conoscere.


3. Il diacono

L'ufficio del diacono, un ministero antico che fa parte del sacramento dell'Ordine Sacro, è soprattutto orientato a rendere presente nella comunità la missione di Cristo come servo. Il diacono è ordinato per aiutare all'interno della parrocchia e nella comunità più ampia, a visitare gli ammalati, a svolgere lavoro amministrativo, a insegnare, a esercitare qualche cappellania, assistenza sociale, e altri compiti di questo genere. Nell'Eucaristia, il diacono proclama il Vangelo, è ministro ordinario della Comunione, prepara i doni e aiuta all'altare. Può anche essere incaricato di tenere l'omelia.


4. Il lettore

Il lettore è chiamato a proclamare la Parola di Dio con chiarezza ed efficacia. Come una pagina stampata raggiunge il suo scopo quando, pur non avendo in mente la sua impostazione, ne ricordiamo bene il contenuto, così il lettore proclama in modo appropriato la parola di Dio quando i discepoli radunati in assemblea non pensano al lettore ma solo al testo sacro. Fa da modello lo spirito di Giovanni il Battista: "Lui deve crescere; io, invece, diminuire" (Gv. 3, 30).

Praticamente, il lettore o la lettrice deve proclamare la Parola di Dio perché sia ascoltata. Richiede una formazione nel modo di porsi, nelle accentuazioni, nella cadenza della lettura, e così via. Richiede pure che la parrocchia abbia un sistema adeguato di amplificazione. E soprattutto, il lettore deve parlare non solo alle orecchie ma ai cuori dei discepoli riuniti, per cui è bene che in clima di preghiera legga in anticipo la pericope e, possibilmente, partecipi a un incontro dialogato sulle letture della domenica nella settimana che precede.


5. Il ministrante

Il ministrante riveste nella Messa un ruolo nobile ma discreto di assistere il sacerdote e l'assemblea affinché penetrino maggiormente nel mirabile mistero dell'Eucaristia. E' bene che i ministranti preghino per qualche tempo prima della celebrazione per prepararsi interiormente alla loro missione. Devono controllare che tutto l'occorrente sia pronto per evitare che durante la Messa ci si agiti per trovare qualcosa.

Durante la Messa compiano il loro servizio silenziosamente e devotamente, consci dei minimi dettagli che comporta il loro compito, ma ancora più consci dell'intero evento in cui essi ricoprono un ruolo importante. Nel formare i ministranti, si insegni loro la struttura integrale della celebrazione e il suo significato spirituale.


6. Il ministro straordinario dell'Eucaristia

Quale privilegio distribuire il Corpo e Sangue di Cristo ai suoi discepoli! Chi assiste il presbitero in questa missione deve farlo con spirito di profonda pietà. Tutti noi discepoli dobbiamo preoccuparci che la nostra vita fuori dalla celebrazione sia in armonia con il Signore che riceviamo nella Comunione, ma ciò è specialmente ovvio per coloro che aiutano a distribuire l'Eucaristia. Un'antica orazione per l'Ordinazione vale anche per tutti quelli che esercitano tale ufficio: "Imita ciò che tocchi".

Quando amministriamo il Santissimo Sacramento dobbiamo farlo con intensa consapevolezza della reale presenza di nostro Signore, consapevolezza frutto di raccoglimento orante. Genuflessioni, svolgimento devoto, attenta amministrazione dell'Eucaristia non sono cose di cui Dio ha bisogno, ma ne abbiamo bisogno noi poiché, lenti di cuore, facilmente rischiamo di non sperimentare la mirabile realtà del Signore eucaristico. Nel cuore di ciascuno di noi vi siano le parole di San Tommaso: "Mio Signore e mio Dio" (Gv. 20,28).

Lo stesso spirito è essenziale in quei parrocchiani che sono incaricati di portare la Comunione a coloro che non possono essere presenti a Messa. Al termine della Messa, si vada direttamente da chi deve essere portata la Comunione e si rimanga per tutto il percorso in spirito di raccolta venerazione.


7. Il musicista

Anche chi aiuta tutti noi a lodare il Signore con la musica, è strumento della grazia di Dio. Spesso nel Nuovo Testamento, le più profonde espressioni di fede erano state scritte perché venissero cantate. Nel primo secolo della Chiesa, il governatore pagano Plinio scrisse all'imperatore riguardo ai cristiani che si riunivano per cantare inni a Cristo come fosse Dio. La musica tocca le emozioni ed aiuta a disporci alla presenza di Dio. I musicisti servono i discepoli suonando i loro strumenti musicali o cantando mentre l'assemblea ascolta, ma ciò sia fatto sempre non come una performance ma come aiuto alla preghiera.

E' importante comunque che tutta l'assemblea si unisca al canto, specie in quelle parti dell'Eucaristia in cui si può cantare. Quando si canta bene, si trasforma l'esperienza dell'Eucaristia, ed  è anche un modo per raggiungere chi si è allontanato dalla pratica della fede. Buona musica e buona predicazione sono due elementi basilari di una celebrazione eucaristica che evangelizzi. Altrettanto importante è la scelta degli inni, ponendo attenzione sia al contenuto del testo cantato che alla bellezza della musica.


8. Il ministro dell'ospitalità e del servizio

Le nostre parrocchie dovrebbero essere una casa accogliente per tutti. I parrocchiani che porgono i saluti a chi entra in chiesa e danno aiuto pratico, sono messaggeri dell'amore accogliente della locale famiglia di fede. Quelli che raccolgono le offerte aiutano in ciò che è una parte fondamentale della Messa: l'offerta che comporta un sacrificio concreto dei discepoli radunati. E' interessante notare come la colletta sia menzionata nei primissimi riferimenti storici alla Messa. I parrocchiani possono collaborare a consolidare la comunità in molti modi dopo la celebrazione dell'Eucaristia. E' un'iniziativa eccellente tenere una riunione di tipo sociale legata all'Eucaristia della domenica.


9. Il catechista

Chi aiuta nell'iniziazione cristiana degli adulti o guida una liturgia per i fanciulli, compie un grande servizio alla comunità parrocchiale, poiché aiuta rendendo più profonda la fede di chi non è ancora pronto a partecipare pienamente all'Eucaristia e a prepararlo per una piena partecipazione.

 


VII. Vivere l'Eucaristia


1. Il giorno del Signore

L'Eucaristia della domenica è il culmine della nostra settimana di discepoli, perché in quel giorno celebriamo la risurrezione del Signore.

Durante la settimana, vivendo il nostro sacerdozio battesimale in un fedele discepolato, ci prepariamo a incontrare il Salvatore risorto nella Messa della domenica. Ma con l'andar del tempo ci rendiamo conto di quanto fragili siamo e quanto bisogno abbiamo della grazia che viene dall'Eucaristia. Consapevoli della qualità o meno della vita cristiana che portiamo all'Eucaristia, ci prepariamo umilmente al giorno del Signore.

La domenica è il giorno in cui ci si ferma, si guarda e si ascolta. Abbiamo bisogno di una sosta dalla quotidiana frenesia dell'attività, un giorno per stare in famiglia, stare con Dio. In effetti più occupati siamo, più bisogno abbiamo di uno spazio sabbatico ogni giorno, e certamente almeno una volta alla settimana. Purtroppo nella nostra società la domenica è spesso un giorno non differente dagli altri, per questo al cristiano incombe ancor più il compito di farlo risaltare, per quanto possibile, come un oasi di rinnovamento spirituale in mezzo al deserto di agitazione.

Uscendo dall'Eucaristia domenicale, entriamo in una nuova settimana. Nelle Scritture, abbiamo ricevuto luce per il nostro cammino. Insieme a tutti gli altri discepoli, ci siamo rafforzati nella coscienza di essere uniti in una famiglia di fede che ci sostiene. Abbiamo considerato le nostre ansie e le nostre gioie nel contesto della comunione dei santi, ottenendo la prospettiva necessaria per vivere rettamente da discepoli di Gesù nel mondo che passa. Nell'esperienza dell'Eucaristia, siamo stati rportati alla passione, morte e risurrezione di Gesù nell'attesa della seconda venuta: "Cristo è morto, Cristo è risorto, Cristo ritornerà". L'Eucaristia della domenica ci permette di ritrovare le nostre priorità e ci fortifica per essere fedeli discepoli.

Non esiste alcun sostituto alla Santa Eucaristia nel giorno del Signore. Dobbiamo fare il possibile per far sì che tutti i discepoli nella nostra Arcidiocesi abbiano facile accesso all'Eucaristia domenicale.


2. La comunità

I cristiani sono una comunità eucaristica. Alla vigilia della sua passione, Gesù riunì i discepoli per dare loro l'Eucaristia. Mediante l'Eucaristia, i cristiani si uniscono a Gesù e aglii altri, fino a quando Egli ritornerà. Nell'Eucaristia facciamo memoria della parrocchia locale, della diocesi, della Chiesa sparsa nel mondo e della comunione dei santi. L'Eucaristia ci situa come discepoli nella comunione della Chiesa.

Il modo di vivere con gli altri fuori dalla celebrazione eucaristica deve essere estensione della comunità di amore che siamo chiamati ad essere nell'Eucaristia.

Come può la mano che riceve il Signore Gesù nella Comunione colpire poi un'altra persona o aggrapparsi alle cose? Come può la lingua che riceve il Signore Gesù nella Comunione distruggere poi la reputazione di un altro, o dire menzogne?

Domandiamo la grazia di Dio perché la nostra vita fuori dalla chiesa sia in armonia con il Signore che incontriamo nella Parola e nel Sacramento nell'Eucaristia. Sia questo il nostro proposito quando usciamo dalla Messa domenicale nell'attesa della Messa della domenica successiva.

La parrocchia deve essere per tutti noi un centro di preghiera, di istruzione nella fede e di carità concreta. Venendo alla celebrazione eucaristica, portiamo con noi tutta l'esperienza della vita della parrocchia.

La nostra comunità parrocchiale è una famiglia di fede. I membri sono assai diversi tra loro ma uniti nella fede. Non scegliamo noi i parrocchiani, ma operiamo insieme da discepoli di Gesù.

Forestieri e visitatori dell'Eucaristia domenicale nella nostra parrocchia ricevano un benvenuto sincero, da fratelli e sorelle in Cristo. E non deve finire lì. Come ci esorta la lettera di San Giacomo, vera religione è prendersi cura di chi è nel bisogno.

E' nostro dovere raggiungere anche quei cattolici che non praticano la fede. Come possiamo essere contenti quando tanti di loro non si uniscono alla celebrazione eucaristica della domenica o in altri aspetti della vita comunitaria?

Alcuni di loro non stanno con noi perché sono stati catturati dalle illusioni del materialismo. In questo caso, stiamo attenti a vivere il Vangelo con integrità, in modo che la nostra vita sia un invito alla fede.

Alcuni non sono con noi perché sentono (forse per incomprensioni) di non poter accettare elementi particolari della fede. In tal caso, avviciniamoli con sensibilità, unendo chiarezza e carità, sapendo tuttavia che non possiamo accomodare il messaggio del Vangelo perché sia gradito a tutti.

Altri non sono con noi perché hanno sperimentato, o sentono di aver sperimentato, le nostre mancanze di individui o di comunità. In tal caso, chiediamoci onestamente che dobbiamo fare per cambiare.

Riceviamo forza e guida dall'Eucaristia affinché il nostro pellegrinaggio terreno ci conduca, quando sarà il momento, alla meta. Diceva Sant'Agostino, "Tu ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te". E' la Liturgia della Parola che ci mostra la via. E la Liturgia Eucaristica ci permette di entrare in profondità nel sacrificio di Cristo per renderlo presente nella vita di ogni giorno.


3. L'adorazione

"E' il Signore!". L'Eucaristia, tra le tante cose, è sicuramente e profondamente incontro con Gesù, il Salvatore risorto. Non riceviamo pane santo o pane benedetto, né ci raduniamo per parlare di Gesù e condividere pane e vino.

"E' il Signore!". Quando riceviamo la Comunione, riceviamo Gesù, nostro Signore e nostro Dio. Perciò in spirito di riverente venerazione ci accostiamo all'Eucaristia e alla presenza del Santissimo Sacramento, conservato nel tabernacolo per essere portato agli infermi, facciamo doverosa adorazione. Si può pregare ovunque, ma non vi è luogo più conveniente per pregare qui in terra che alla presenza sacramentale del Signore. Dinanzi al sacramento, siamo profondamente colpiti dal mirabile mistero della grazia di Dio.

Pregando in presenza del Santissimo Sacramento, prolunghiamo nella contemplazione il mistero che celebriamo nell'Eucaristia. Portiamo davanti al Signore tutte le nostre ansie e preoccupazioni, e ci prepariamo a ricevere di nuovo Gesù nella Comunione.

La preghiera prolungata dinanzi al Santissimo Sacramento è espressione dell'antica tradizione della veglia: offrire del tempo davanti al Signore. La nostra vita è fatta di tempo, e il modo in cui lo impieghiamo è la misura più sicura delle nostre priorità. Nel Getsemani, quando Gesù "venne dai discepoli, li trovò addormentati. Disse a Pietro: "Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora?" (Mt. 26,40). Nei vangeli, Gesù stesso fa molte veglie dinanzi al Padre celeste (v. Mc. 1,35; Lc. 6,12).

Entrando in una chiesa cattolica, vediamo che c'è sempre una lampada ardente davanti al tabernacolo, per indicare la luce di Cristo e la nostra veglia orante dinanzi al Signore. E' nostro compito istruire i bambini sulla reale presenza del Signore e sulla preghiera dell'adorazione eucaristica. Spiegando i gesti come quello della genuflessione, li aiutiamo ad approfondire la loro conoscenza eucaristica.

Facilmente corriamo il rischio di dimenticare la realtà mirabile della presenza di Cristo, tanto discreto, come sempre, è il modo in cui egli viene. Per combattere il pericolo della dimenticanza, in tutte le nostre parrocchie vi sia non solo l'opportunità di pregare in adorazione dinanzi al tabernacolo, ma si creino anche occasioni per espressioni più esplicite di coscienza della presenza eucaristica, come l'esposizione, le Ore sante e la Benedizione eucaristica. A queste liturgie si può fruttuosamente aggiungere un altro aspetto meraviglioso della nostra tradizone orante: la celebrazione della Liturgia delle Ore.

In questi contesti di preghiera, propongo due speciali intenzioni: 1) che le nostre famiglie vengano fortificate; e 2) che coloro che sono chiamati al sacerdozio e alla vita religiosa, rispondano alla vocazione.

Durante la veglia dinanzi al Santissimo Sacramento, la maggior parte del tempo sia di preghiera silenziosa. E' bene leggere passi delle Scritture ad alta voce o in silenzio e, perché no?, pregare con il Rosario o con le litanie o con preghiere di adorazione. O anche pronunciare la preghiera di Gesù: "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore". O la preghiera di Samuele: "Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta". Oppure: "Maranatha! Vieni, Signore Gesù". E' bene cantare un inno eucaristico, preferibilmente uno di quelli più fortemente significativi della tradizione cristiana; soprattutto quelli di San Tommaso d'Aquino sono di grande profondità. E' così importante per noi tutti trascorrere del tempo in adorazione del Santissimo Sacramento, che occorre evitare che ciò diventi occasione per promuovere rivelazioni private, apparizioni, o locuzioni interne, o altre particolari devozioni. Una veglia eucaristica prolungata è giustamente opportuno che inizi o si concluda con la celebrazione dell'Eucaristia.


4. L'azione

L'Eucaristia conduce sempre all'azione. Non si rimane sedentari, godendo semplicemente della presenza di Gesù. Il Signore viene in mezzo a noi per fortificarci nella nostra missione di discepoli. E' questo il ritmo della vita cristiana: veniamo alla celebrazione dell'Eucaristia (o alla preghiera di veglia eucaristica) solo per ritornare alla vita di discepolato. Andiamo all'Eucaristia dall'agitazione della vita per poi ritornarvi. L'Eucaristia ci prepara alla vita personale di discepoli e alla missione di giustizia sociale. Come possiamo ricevere Gesù allegramente in chiesa, e non mostrare amore e giustizia a lui, presente nei nostri fratelli e sorelle che incontriamo ogni giorno?

Cerchiamo di vivere con la massima integrità cristiana, in modo che ciò che siamo nella vita quotidiana sia sempre più coerente, con la grazia di Dio, con ciò che celebriamo nell'Eucaristia. In questo modo, onoriamo il programma di discepolato cristiano: Vedi, Valuta, Agisci.

Vedi: qual è la situazione che vivo giorno per giorno? Quali sono le necessità concrete di chi mi sta attorno? C'è qualcuno che soffre? C'è qualcosa che si muove nella mia vita?

Valuta: Che cosa vuole da me Gesù? Che cosa apprendo all'Eucaristia sulla missione del discepolo? Come posso mettere in atto le parole della Sacra Scrittura che ascolto nell'Eucaristia? Come posso rendere più compatibile tutta la mia vita con il Signore che ricevo all'Eucaristia?

Agisci: C'è una cosa concreta che io e la mia comunità parrocchiale possiamo fare per rendere il nostro mondo più in armonia con il Vangelo? Come possiamo operare in modo coerente ed efficace per portare la luce di Cristo nella nostra società? Guidati e rafforzati dall'Eucaristia, come possiamo far sì che nella nostra società prevalga una cultura di vita e non di morte? Come concretamente possiamo rendere efficace il messaggio evangelico nel mondo?

 


VIII. Senza indugio verso Gerusalemme

I discepoli di Emmaus partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, appena riconobbero Gesù "allo spezzar del pane". Il loro cuore ardeva in essi quando spiegava loro le Scritture, e subito si affrettarono a diffondere la Buona Notizia.

Noi siamo di passaggio in questo mondo, non siamo di casa. Nel nostro breve pellegrinaggio, siamo come dei viaggiatori che soggiornano in albergo, pronti a fare le valige e andarsene. E' saggio non attaccarsi troppo a questa vita, né stabilire delle priorità in base ai valori della nostra società. Per ognuno di noi è fissato un arco di tempo breve in questo mondo, e in prospettiva dell'eternità non c'è molta differenza tra chi ha 20 anni e chi ne ha 90.

E' facilissimo restare intrappolati dalle illusioni, schiavi dell'egoismo e dei valori di un mondo che passa. La nostra gioia e responsabilità di cristiani è vivere in pienezza mentre siamo qui, nell'amore di Dio e del prossimo. E' questo che importa alla fine.

Con l'Eucaristia, Dio ci libera dall'illusione, e ci mette in contatto con la vera realtà: con il mondo invisibile della grazia e della Divina Provvidenza, e con la città di Dio, la Gerusalemme celeste. E' la Liturgia della Parola che ci indica il cammino. La Liturgia dell'Eucaristia ci connette con la fonte della vita eterna.

Siamo diretti senza indugio a casa, alla Gerusalemme celeste, pienezza del Regno di Dio, che noi abbiamo già cominciato a sperimentare, durante il nostro breve soggiorno in terra, attraverso la celebrazione dell'Eucaristia.

"Con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo".

Vieni, Signore Gesù!

+ Thomas C. Collins, Arcivescovo di Edmonton

18 ottobre 2000

 

fonte:www.catholicculture.org/culture/library/view.cfm?id=3969
trad. it. di d. Giorgio Rizzieri

(11/06/2012)

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