A Tiverton, nel Rhode Island, quando alcuni parrocchiani proposero di rimettere la balaustra all’altare del santuario dello Spirito Santo, Padre Jay Finelli accettò volentieri, senza sapere che di lì a poco, nel 2007, il Papa avrebbe pubblicato il motu proprio “Summorum Pontificum”, che gli avrebbe permesso di apprendere come celebrare la forma straordinaria della Messa.
A Norwalk, nel Connecticut, quando numerosi parrocchiani incoraggiarono il parroco, Padre Greg Markey, a restaurare la chiesa di Santa Maria, la seconda più antica della diocesi, e riportarla al suo splendore originale di neo-gotico del XIX secolo, il parroco dispose che tornasse a far parte integrante del presbiterio anche la balaustra.
Le balaustre d’altare sono presenti in diverse chiese nuove progettate dall’architetto Duncan Stroik. Tra queste, la cappella del College S. Tommaso d’Aquino a Santa Paola in California, il santuario della Beata Vergine di Guadalupe a La Crosse nel Wisconsin, mentre altre tre sono alle ultime fasi di progettazione.
Le balaustre d’altare (per la Comunione) stanno ritornando per tutte buone ragioni.
Dice Padre Markey: “Per prima cosa, il Santo Padre esige che, chi vuole ricevere la Comunione da lui, si debba mettere in ginocchio. Seconda cosa, sono secoli che fa parte della nostra tradizione di cattolici ricevere la Santa Comunione inginocchiati. Terzo, è una bella forma di devozione a Nostro Signore”.
Il prof. James Hitchcock, autore di “Recovery of the Sacred” (Ignatius Press, 1995), ritiene che il riemergere delle balaustre sia un’idea buona. La ragione principale, dice, è la venerazione, e spiega: “Lo scopo della genuflessione è di facilitare l’adorazione”.
Quando l’architetto Stroik propose la balaustra all’altare del santuario della Beata Vergine di Guadalupe, “al Cardinal Raymond Burke piacque l’idea, convinto che la devozione verso l’Eucaristia e il santuario ci avrebbe guadagnato”.
Nelle chiese ortodosse orientali, al posto della balaustra che separa l’altare dal santuario, c’è l’iconostasi – una parete costellata di icone e dipinti religiosi, che separa la navata dal presbiterio. Mentre la balaustra è alta circa 60 centimetri, l’iconostasi copre gran parte del presbiterio.
“Al confronto, la balaustra d’altare è un niente”, dice l’architetto, “e quelli sono i nostri fratelli orientali. Possiamo approfittare per imparare qualcosa”.
STORIA DELLA BALAUSTRA D’ALTARE
Può darsi che le balaustre ritornino, ma è vero che dovevano essere tolte dai presbitèri?
“Non c’è nulla nel Vaticano II o nei documenti post-conciliari che dispongano la loro rimozione”, dice Denis McNamara, autore di “Catholic Church Architecture and the Spirit of the Liturgy” (Hillenbrand Books, 2009) e vice-direttore e professore all’Istituto Liturgico dell’Università di Santa Maria del Lago a Mundelein, nell’Illinois.
Lo affermò con forza il Cardinal Francis Arinze durante una video-conferenza nel 2008, quando era ancora prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti: “la Chiesa da Roma non ha mai detto di abolire le balaustre d’altare”.
Che era successo allora?
“Purtroppo, risponde Hitchcock, dopo il Vaticano II si sono infiltrate idee democratiche”.
Stoik nomina queste idee: una generale iconoclastia che rifiutava il passato, il desiderio di trasformare le chiese in spazi assembleari sullo stile dei luoghi d’incontro protestanti, e la tesi secondo cui genuflettere è segno di sottomissione, il che è considerato non rispettoso della persona moderna – non ci mettevamo in ginocchio davanti a re e regine, per cui era più “democratico” non inginocchiarci.
Aggiunge McNamara: “Qualcuno definiva le balaustre dei ‘recinti’ che procuravano divisione tra sacerdote e fedeli”.
“Certo, continua, teologicamente c’è un significato preciso nella distinzione tra navata e presbiterio. Come un tempo vi era confusione sui ruoli dei chierici e dei laici, così vi era pure confusione sulla manifestazione architetturale di quei ruoli”.
Le balaustre danno “una chiara designazione di ciò che è il presbiterio”, dice Padre Markey (Nota del traduttore: presbiterio in inglese si dice “sanctuary”). Il termine “santuario” (nel senso di presbiterio) viene da ‘santo’ che vuol dire ‘ messo da parte’. Il santuario-presbiterio è segregato dal resto della chiesa per rafforzare in noi la comprensione di che cosa è la santità. Il presbiterio simbolicamente è la testa della Chiesa e rappresenta Cristo capo”.
Secondo McNamara, le radici dell’architettura ecclesiale risalgono al Tempio di Salomone: l’ampia aula corrispondeva alla navata della chiesa; il Santo dei Santi, immagine del Cielo, corrispondeva all’odierno presbiterio. Essi erano separati da un grande velo, che si squarciò al momento della morte di Cristo.
“La balaustra costituisce sempre un indicatore del luogo in cui Cielo e terra si incontrano, segnalando che non sono ancora completamente uniti”, spiega McNamara.
“Ma, allo stesso tempo, la balaustra è bassa, facilmente valicabile, ed ha un cancello che non ci impedisce di partecipare al Cielo. Perciò possiamo dire che esiste una teologia della balaustra che la vede non tanto come recinto, ma come indicatore del punto in cui si incontrano Cielo e terra, dove il sacerdote, che agisce in persona Christi, si muove dal Cielo alla terra per dare l’Eucaristia come dono della vita divina”.
DEVOZIONE A MESSA
Nota Padre Finelli che le balaustre d’altare svolgono un ruolo importante per la forma straordinaria della Messa, poiché in essa la Comunione si riceve sulla lingua. Egli celebra la forma straordinaria una volta alla settimana nel tempo di Avvento e di Quaresima, e una volta al mese per il resto dell’anno.
I comunicandi si inginocchiano alla balaustra di quercia costruita da un parrocchiano, bravo artigiano del legno. Altri parrocchiani l’anno indorata e hanno costruito un’altra balaustra simile per la cappella dell’adorazione.
La presenza delle balaustre ha colpito favorevolmente le 2.000 famiglie della parrocchia. “Tante persone continuavano a voler usare la balaustra, per cui ho deciso che dall’inizio di Quaresima i fedeli ricevano la Comunione alla balaustra” (La disposizione è per i giorni feriali e anche per speciali Messe festive nella forma ordinaria).
Con la facoltà di inginocchiarsi o di stare in piedi, molti, per ricevere la Comunione, scelgono di mettersi in ginocchio. E avendo ancora la facoltà di riceverla o sulla lingua o sulla mano, un numero sempre maggiore di persone sceglie di riceverla sulla lingua.
Ciò fa dire a Padre Finelli che “è un segno molto forte di amore e rispetto verso la Presenza reale, perché è veramente Gesù che riceviamo”.
Padre Finelli chiarisce che, per i cattolici di rito latino, ricevere l’Eucaristia in piedi e sulla mano è un indulto, cioè una speciale concessione della Santa Sede, dato che il modo ordinario delle legge ecclesiastica rimane quello di riceverla in ginocchio e sulla lingua (l’indulto fu concesso su richiesta dei vescovi americani).
La forma straordinaria è celebrata tre volte alla settimana nella chiesa di Santa Maria in Connecticut, ma Padre Markey dice che le balaustre per la Comunione servono anche durante le Messe di forma ordinaria. Nella sua parrocchia di 1.000 famiglie, i fedeli hanno la facoltà, nella forma ordinaria, di genuflettere o stare in piedi.
In tutto questo c’è l’approvazione di Roma. Ricorda una direttiva vaticana: “Nel 2003, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti affermava che nella forma ordinaria, ‘ai comunicandi che scelgono di inginocchiarsi, non deve essere negata la Santa Comunione… né devono essere accusati di disobbedienza…”.
Stroik ha progettato il rinnovato presbiterio di Santa Maria, incorporando le balaustre neo-gotiche di marmo scolpito a mano con cancelli di ottone comprati da una chiesa in Pennsylvania che stava chiudendo. Esse si armonizzano perfettamente con l’originale marmo bianco dell’altare fisso e il nuovo marmo dell’altare mobile, portando un’ulteriore dimensione al simbolismo liturgico.
Dice Stroik: “Quando ci raccogliamo alla balaustra, simbolicamente ci raccogliamo all’altare”. E quando altare e balaustre sono dello stesso materiale – in questo caso marmo – il collegamento è ancora più evidente.
McNamara, l’esperto di architettura liturgica, è d’accordo. Ha trovato in qualche vecchio libro di architettura di chiese, che la balaustra era considerata ‘l’altare del popolo’, e per questo veniva costruita con marmo identico a quello dell’altare.
Collegamento simbolico confermato dal fatto che diverse chiese coprono la balaustra durante la Comunione con tovaglie simili a quelle dell’altare.
CONDOTTI ALLA PREGHIERA
Ci sono comunque altre ragioni per reintrodurre le balaustre. Stroik sottolinea che dove esse sono state rimosse, o da una cattedrale o da una basilica o da una chiesa storica, che hanno abitualmente numerosi visitatori, molti di questi non sanno quanto sacro sia l’altare e girano con indifferenza nel presbiterio. La chiesa deve installare corde e cartelli, come in un museo, per far sì che le balaustre siano quello che devono essere: “creare una vera e propria soglia in modo che la gente possa capire che si tratta di un luogo speciale, un luogo santo ben distinto”.
Continua Stroik: “la balaustra è un invito ad accostarsi al presbiterio, mettersi in ginocchio e pregare dinanzi al tabernacolo, a una statua della Madonna o a immagini di santi”.
Padre Markey dice che il ritorno delle balaustre è stato un grande successo.
Vecchi parrocchiani che frequentavano la chiesa di Santa Maria da 50 anni o più, rimpiangevano la splendida balaustra d’altare che era stata tolta negli anni 1960. Ora gli dicono: “Grazie a Dio ce l’hai riportata, Padre”.
Si è accorto inoltre che il culto e la preghiera si sono consolidate non solo negli adulti ma anche nei bambini: “ai bambini piace inginocchiarsi e pregare lì, quando papà e mamma ricevono la Santa Comunione”, dice Padre Markey. “C’è quasi un abbraccio universale. E’ una delle decisioni più popolari che abbia mai preso come pastore”.
National Catholic Register, 02/07/2011
trad. it. don G. Rizzieri
fonte: http://www.ncregister.com/daily-news/altar-rails-returning-to-use -